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Biciclette elettriche a pedalata assistita, non si placa la rabbia dei cittadini multati

 

Biciclette  elettriche sequestrate a Bari, non si placa la rabbia dei baresi multati pesantemente dai vigili urbani . Lo scorso venerdì 28 il nostro giornale ha pubblicato un’ampia intervista a Francesco Giannini ,direttore marketing del “Gruppo Di Ruvo”, un’azienda andriese produttrice di biciclette elettriche e tradizionali. Giannini dopo aver fatto riferimento  a specifiche  leggi e decreti  che disciplinano la materia in fatto di mezzi a pedalata assistita, si è detto basito e sorpreso per l’intervento  forse troppo intransigente  dei vigili urbani baresi che, a suo dire, avrebbero interpretato in modo fuorviante la normativa in questione. Come già ampiamente riportato dalle cronache locali e non solo,i poliziotti municipali oltre un mese fa , a Bari,istituirono alcuni posti di blocco ad hoc  in alcuni punti nevralgici della città con la precipua finalità di multare i possessori di quelli che apparentemente assomigliavano a dei veri e propri scooter. Ci fu una autentica “strage” ,con decine di biciclette elettriche a pedalata assistita o presunte tali sequestrate; in quell’occasione furono comminate ai possessori dei mezzi sequestrati multe salatissime per svariate migliaia di euro. “La mia unica e vera sfortuna – ci dice il sig.Enzo, dipendente di un laboratorio di analisi – è stata quella di passare nel posto sbagliato al momento sbagliato. I vigili mi hanno fermato e contestato una sacco di cose, manco  stessi guidando chissà quale mezzo illegale”.Altri cittadini pesantemente multati hanno ovviamente vissuto la sanzione come un sopruso più che come un momento di affermazione di legalità. Alcuni di loro dopo aver letto  il nostro articolo hanno telefonato in redazione per raccontarci quella che a loro dire è stata una vera e propria ingiustizia perpetrata ai loro danni . Per rispetto nei riguardi del corpo di vigili urbani  di Bari omettiamo volutamente di riportare  la caterva di improperie che alcuni di loro hanno indirizzato nei riguardi  degli  uomini in divisa invitandoli ad occuparsi di cose ben più serie  anzichè  di una  levetta montata a mò di acceleratore  su una bicicletta  a batteria. Eggià, perchè  il casus belli sarebbe tutto  riconducibile a quella specie di manopola che trasformerebbe il velocipede in uno scooter  con motore elettrico ,che andrebbe in tal caso assicurato, omologato e guidato con patente e casco; sembrerebbe una questione di lana caprina o giù  di lì , con  risvolti però alquanto seri visti i verbali di sequestro e le incredibili e stellari multe. Ma c’è una buona notizia che potrebbe, forse, restituire il sorriso e la serenità a chi ha subito la pesante sanzione: la Prefettura di Barletta (Bat)  con il decreto nr.3875/2013 ha disposto il dissequestro di un mezzo a pedalata assistita, proprio come uno di  quelli sequestrati dalla polizia municipale di Bari , imponendone la restituzione al suo proprietario – un 36enne di Andria – con spese di custodia a carico  della Compagnia Carabinieri  della città federiciana che aveva operato il sequestro. Il mezzo in questione fu sequestrato dai militari ad aprile dello scorso anno, ed è stato restituito nel febbraio passato all’uomo.La notizia porta con se una specificazione oltremodo curiosa e singolare, e si apprende che proprio i vigili urbani di Andria( ma anche quelli di  Catania e Riccione) utilizzano gli stessi mezzi che i loro colleghi baresi hanno invece sequestrato. Per quanto concerne la cavillosità, la farraginosità e l’elasticità nell’interpretazione e nell’applicazione delle leggi  l’Italia è forse  unica al mondo, e questo piccolo caso  ne costituisce  la prova lampante. Ma a Bari chi avrebbe deciso questo blitz mirato, compiuto secondo alcuni indiscrezioni all’insaputa dello stesso sindaco Decaro, il quale per giunta è anche assessore alla mobilità? La decisione sarebbe maturata, sempre secondo alcune indiscrezioni, nelle stanze prefettizie con motivazioni che sarebbero legate a questioni di ordine pubblico. Queste bici/scooter a pedali, per la loro duttilità e facilità di guida e non necessitando di patente,  sarebbero   utilizzate anche  da personaggi della malavita locale per i loro spostamenti. Inoltre questo genere di mezzo verrebbe utilizzato nei vicoli di Bari vecchia da giovanissimi delinquenti per compiere scippi. Queste motivazioni , però,  non convincono più di tanto. Basta leggere le cronache locali per rendersi conto di un fatto:  sono decine i pregiudicati e sorvegliati speciali che  quasi quotidianamente vengono denunciati in quanto  sorpresi dalle forze dell’ordine alla guida di auto o moto, sprovvisti di patente perchè mai conseguita o ritirata a causa del loro status. Che alcuni  delinquenti nostrani non siano dotati di fulgida intelligenza è fatto risaputo, ma che siano così stolti da viaggiare su un mezzo elettrico che non necessita di casco e quindi facilmente riconoscibili  sarebbe troppo per chi dovrebbe invece  passare inosservato. Sul fronte degli scippi , inoltre,la  storica reputazione  di cui godono i nostri “topini” locali ,tanto da aver fatto assurgere Bari  negli anni ’90  agli onori delle cronache nazionali con l’appellativo di “Scippolandia”,  ha sempre previsto come una sorta di status delinquenziale  che gli scippi vengano  messi a segno   a bordo di ciclomotori scattanti(negli anni 80/90 si utilizzavano i vespini elaborati)   e non su mezzi elettrici  dalle modestissime prestazioni, facilmente intercettabili anche con inseguimenti  a piedi. Lo scorrazzare invece nel borgo antico di bambini, alcuni figli di  dubbi personaggi, a bordo  di veloci  mini moto a benzina,quelle si oltremodo illegali, sembra non susciti tanto scalpore quanto una levetta posta a mò di acceleratore su una bici elettrica. Ma, forse, effettuare un blitz mirato  in una zona sotto il controllo della criminalità organizzata richiede anche una  minima dose  di coraggio che alle volte latita. Esisterebbe infine una motivazione, una finalità più  recondita (siamo ovviamente nel campo delle mere ipotesi e congetture)alla base del pugno di ferro attuato dai vigili urbani baresi: o qualche concessionario locale di motociclette, infastidito dalla crescente diffusione di questi mezzi, dopo aver visto il proprio fatturato ridimensionarsi, ha protestato con chi di dovere insinuando dubbi di legittimità sulla circolazione delle bici elettriche, oppure ci potrebbe anche essere  lo zampino delle “vampiresche”  compagnie di assicurazioni , anche loro preoccupate della diffusione a livello locale e nazionale di un mezzo comodo e non soggetto a spese di assicurazione. I costi per assicurare un cinquantino,ricordiamolo, attualmente sono proibitivi ed a causa della perdurante crisi  , e oltre  il 30% dei mezzi in circolazione sul territorio nazionale è scoperto da assicurazione . Una cosa è certa, il blitz in questione  la sua finalità l’ha ottenuta;   oltre a bloccare un indotto lavorativo,  ha ingenerato in possibili acquirenti  il timore di multe e sequestri. A Bari da oltre un mese di biciclette a pedalata assistita in giro se ne vedono davvero poche. A piangere, oltre ai verbalizzati, ci sono pure i rivenditori locali che in alcuni casi si sono visti costretti a restituire il denaro a qualche cliente poco “incline” al dialogo. Un’altra  mazzata in tempi di crisi con buona pace  di chi ha creduto nei mezzi ecologici.

 

Piero Ferrarese

 


Pubblicato il 2 Dicembre 2014

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