Cronaca

Biciclette, treni e frecce: il sogno proibito dei trasporti in Puglia

Resta quasi in cima alle cronache e su molti giornali locali e nazionali, il martoriato settore dei trasporti in Puglia. Stavolta per colpa di treni impazziti e decine di pendolari fatti a pezzi nello scontro tra due carrozze su un unico binario tra Corato e Andria, Terra di Bari, il 12 luglio scorso. Tutto per responsabilità gravissime umane e burocratiche di gente che in Puglia amministra “”….pensando agli affari e non al bene comune””: l’ha detto un Vescovo durante l’omelia nei tristi giorni dei funerali di ventitré persone macellate tra quel che restava di lamiere contorte proprietà della Ferrotramviaria S.p.a. E non poteva mancare nel ‘mare magnum’ di esternazioni, dichiarazioni e invettive quelle di un ex governatore ritiratosi a vita privata che, invece di tacere almeno per pudore, ha minacciato fuoco, fiamme e querele a carico di chi si permetteva di rammentare ritardi, fondi non spesi e malgestiti in quel settore trasporti da lui stesso guidato per dieci, lunghi anni. Una decade che ha visto tre assessori a Trasporti e Mobilità, da Loizzo attuale Presidente del Consiglio Regionale che s’è fatto passare sotto il naso carrozze vendute e ricomprate a valore più che decuplicato, passando per Minervini col debole per borse di studio, bollenti spiriti e progetti giovanili – ora consigliere regionale – fino al giuslavorista Giannini che dall’aula del capoluogo s’è catapultato direttamente in quella regionale, con la ‘missione’ del trasporto pubblico, “”costi quel che costi””. Ora, sorvolando su responsabilità amministrative e penali pane per i denti dei magistrati tranesi partiti a razzo per accertare –tra le altre cose- che fine abbiano fatto svariati milioni di euro per migliorare quella tratta di ferrovie concesse a binario unico, non si può scordare quanto più volte scritto in queste colonne sui trasporti in Puglia tra miriadi di promozioni (famosa quella a dirigente regionale del segretario di Minervini, prelevato da una ex Opera Pia dov’era semplice applicato) assunzioni di frotte di precari e incentivazioni di circolazione in bicicletta, come mezzo popolare e sostenibile a impatto zero sull’ambiente. Sì, zero come i risultati ottenuti da enti che s’illudevano di far volare il dueruote nelle nostre strade solo elargendo abbonamenti, in parte parcheggiate in quegli uffici pubblici, dove, dopo essere rimaste per qualche settimana confinati negli scantinati, sono poi sparite. Senza sapere, quelle belle biciclette pagate da Regione e Comune,  la fine che poi abbiano fatto. Certo, rubate o rottamate senza che un solo dirigente o assessore responsabile del ‘Bike Sharing’ ne abbia pagato le conseguenze. Basterebbero questi e tanti altri esempi, per comprendere a cosa servano seminari, convegni, promesse, grafici e papiri raffiguranti stazioni nuove fiammanti, collegamenti ultramoderni con cittadini , studenti e impiegati tutti intenti a ‘dribblare’ il traffico su fantomatiche biciclette fornite da Regione Puglia, Università e Comune di Bari. Tutte sparite, val la pena ripeterlo, nel giro di poche settimane dai loro stalli o dagli uffici dov’eran state parcheggiate. Serve ora ricordare all’ultimo assessore, ad esempio, che la stazione nuova di zecca dalla metropolitana leggera a Santa Cecilia (Bari-Modugno) aspetta da una vita di essere inaugurata, mentre decade quotidianamente tra ruggine ed erbacce? Ha senso ricordare che Regione e Comune hanno speso un mucchio soldi per biciclette e perfino auto elettriche finite sepolte in qualche parcheggio vicino alla stazione o rottamate, mentre il presidente dell’azienda municipale barese ai trasporti non ha problemi a dichiarare che il 90 per cento dei velocipedi ‘Bike Sharing’ di Bari hanno comportato una perdita secca di svariate decine di migliaia di euro (ma la cosa non lo riguarda….) sicchè è giusto che adesso l’ente ci riprovi. Magari con l’ausilio di una o più associazioni private. Così la prossima volta perlomeno le perdite sarebbero meno ingenti, potendole condividere…E meno male che Regione ed ex Provincia non si sono fatte mancare un funzionario ‘alta professionalità’ con qualifica ‘mobility manager’ apposta per promuovere la rivoluzione in bicicletta degli impiegati pubblici nei loro spostamenti casa/ufficio. I risultati? Li lasciamo alla fantasia di chi legge, di chi manovra le leve di quegli enti o – meglio ancora – a quell’Arem, agenzia pugliese alla mobilità (la stessa che a sua insaputa ha stabilizzato una dozzina di precari con semplicissimo atto dirigenziale) affidata a un dirigente in pensione, ma con incarico a 120 mila euro annui. Incarico conservato fino all’avvento di Emiliano. Allorquando, finalmente, si potrà puntare alle con vagoni ipermoderni, scagliati a mille chilometri orari tra Lecce, Bari e Napoli….

        

Francesco De Martino


Pubblicato il 26 Luglio 2016

Articoli Correlati

Back to top button