Cronaca

Bicocche, tuguri e topaie. L’edilizia da buttare

I signori del mattone piangono miseria. A sentire loro si costruisce sempre meno, ovvero non si antropizza a sufficienza. Perciò premono per la faccenda degli stadi,  da buttare giù, ricostruire, modificare, riconvertire… ed auspicano Olimpiadi, Expò, Mondiali e qualunque altro evento utile a giustificare il valzer del cemento e del catrame. Eppure, con tutto quello che si è costruito finora, i fabbricati da sottoporre a manutenzione ordinaria non sono una miniera inesauribile? Per non parlare di manutenzione straordinaria. Nei borghi antichi di casa nostra saranno un diecimila gli edifici che implorano interventi della massima urgenza. Le vecchie case di Puglia stanno venendo giù una ad una. A Lecce il pavimento di una stamberga cede e due poveri senzatetto muoiono precipitando nella sottostante cisterna. A Taranto, nella città vecchia, un rudere si sbriciola e viene giù : un miracolo che nessuno vi abbia rimesso la pelle. E il recente sisma greco che ha fatto tremare il Salento? Meno male che l’estrema propaggine orientale d’Italia è considerata dai geologi a basso rischio sismico… (ma nel 1743 Nardò non fu distrutta da un terremoto?) Chissà quanti immobili nel leccese hanno ricavato danno non evidente da quello sciame sismico.  Da San Severo a Leuca si allunga una lista interminabile di edifici in apparenza solidi  che attendono un cedimento del terreno o un’alluvione per svelare, anche drammaticamente, un’inattesa situazione di degrado statico. Al quale pericolo, oltre a costruzioni elevate alla carlona negli anni d’oro dei palazzinari, sono sottoposti persino fabbricati recentissimi (a via Nazariantz non vogliono dirlo apertamente, tuttavia quell’edifico può crollare da un momento all’altro). Palazzi che sono fortezze di latta si aggiungono alla lista di  bicocche, tuguri, topaie ed altre casacce a rischio. Cose elevate con criteri superati o risparmiando criminosamente sui materiali vedono nello stesso proprietario un nemico altrettanto temibile che madre natura. E tutto avviene al sicuro da occhi indiscreti. Si scava dove non si dovrebbe per ricavare tavernette. Muri portanti vengono bellamente trapassati quando serve un’altra porta o ‘snelliti’ per ricavare metri quadri. Soppalchi appesantiscono solai oltre i limiti di portata. Piani abusivi cancellano terrazze. Crepe vengono richiuse a ‘cucchiaiate’ di malta e calce senza indagare sulla profondità delle infiltrazioni. In tutto questo, l’azione lenta e inesorabile dei microsismi, quei movimenti tellurici così lievi che solo i sismografi possono testimoniarli. Di scossette di questo tipo ce n’è un paio all’anno. Prese singolarmente sono innocue, però dai oggi, dai domani… Come pugili lavorati ai fianchi, palazzi ‘insospettabili’ si apprestano ad andare al tappeto al più debole dei ganci.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 7 Febbraio 2014

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