Cronaca

Bonifica della Fibronit: sarà il 2018 quello giusto per il “Parco della rinascita”?

Nessun allarmismo, ma dall’autunno potrebbe slittare alla fine dell’anno, la chiusura dei lavori all’interno del cantiere Fibronit per il progetto di bonifica definitiva dell’area, allungando di poco i tempi stilati dall’ultimo cronoprogramma. Negli ultimi tre-quattro mesi, comunque, è stata completata la struttura di confinamento che ha inglobato – per intero – il capannone C (quello posto al confine con via Caldarola, da cui era separato con una barriera new jersey), la portineria e gli uffici per procedere con la cosiddetta prova fumi, prevista per legge al fine di accertare la regolarità del confinamento, sia statico che dinamico (con estrattori e filtri assoluti in funzione). Subito dopo sono state avviate le operazioni di demolizione degli edifici. <<Siamo partiti da capannoni dai tetti pericolanti, da coperture in cemento amianto che liberavano nell’aria fibre d’asbesto, e siamo giunti a bianchi teloni che avvolgono i grigi capannoni della Fibronit pronti per essere distrutti. Ci son voluti quasi due decenni per ottenere questi risultati, ma ora tutto questo sta accadendo. In questo modo il Comitato Cittadino Fibronit raggiunge il secondo obiettivo statutario dei tre previsti. Dopo la dichiarazione di inedificabilità, siamo alla messa in sicurezza definitiva dell’area dell’ex stabilimento Fibronit di Bari. Ora dobbiamo dedicare tutte le nostre energie al raggiungimento del terzo e ultimo obiettivo: il “Parco della Rinascita>>, stringeva i tempi Nicola Brescia, presidente del Comitato Fibronit. Attualmente all’interno della struttura di confinamento, dopo che da qualche settimana un altro capannone è venuto giù, sono presenti le macerie da demolizione che progressivamente vengono trasferite nell’area tecnica, dove sono sottoposte al trattamento di pezzatura per poi essere impastate con cemento e acqua per confezionare un calcestruzzo che viene deposto, sempre in condizioni controllate e per strati, nella parte nord del sito. <<Teniamo sotto controllo l’area dei lavori senza sosta e siamo sempre presenti sul cantiere della bonifica della Fibronit che ci ha permesso di vedere l’area, un tempo occupata dal primo capannone e dal torrino, completamente libera – ha commentato il sindaco Decaro – quasi un appuntamento fisso fino al traguardo finale: ogni due mesi facciamo un passo in avanti, un capannone alla volta stiamo assistendo allo sgretolarsi di muri e storie che per troppo tempo hanno parlato di morte in questa città. Torneremo sul sito quando le macerie saranno state portate via e bonificate, in modo da liberare l’area dalla tensostruttura e guardare insieme via Caldarola libera>>. Sgomberato il campo – …e da tempo, per fortuna – dall’eventualità che gli ulteriori accertamenti voluti dal Comune di Bari avessero potuto provocare una ulteriore dilatazione dei tempi sulla strada della progettazione e attuazione dei lavori. A questo punto bisogna dire che l’amministrazione comunale ha sempre riservato la massima attenzione alla salute dei cittadini nelle zone della città interessate da rischi oggettivi: dal 1995, quando fu lanciato il primo allarme per la presenza di fibre di amianto nell’area, la ex Fibronit ha rappresentato una emergenza drammatica almeno fino al 2006, quando, a partire dal mese di ottobre, è stata avviata la rimozione in sicurezza di 1600 tonnellate di amianto abbandonato su tetti, pavimenti e muri dei capannoni, poi trasportate in una discarica specializzata nel settore in Germania. Gli interventi, costo complessivo oltre 14 milioni di euro, condurranno al più grande parco pubblico della città dedicato alla compianta Maria Maugeri e un paio di mesi in più o in meno per vederlo finalmente nato, fa poca differenza…

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 31 Maggio 2018

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