Cronaca

Bufera Cassa Prestanza: dipendenti comunali pronti a occupare l’Aula

Monta la rabbia degli oltre mille e trecento dipendenti comunali iscritti alla Cassa Mutua per la piega che sta prendendo la vertenza riguardante, appunto, la Cassa Prestanza, tornata improvvisamente all’ordine del giorno al tavolo di Sindaco Decaro e Presidente–Vicesindaco Introna dopo troppo tempo tra tergiversazioni e, peggio, indifferenza. Ieri, però, è bastata la voce (che però circolava insistentemente) dell’Ente deciso nuovamente a imporre il prelievo dalla busta paga degli stessi dipendenti del 3% a beneficio della Cassa – dopo appena un mese di sospensione – per convincere lavoratori e sindacalisti più arrabbiati a minacciare di occupare l’Aula Comunale. <<Prima danno, poi tolgono e ora vogliono tornare a prelevare ingiustamente dal nostro stipendio soldi per una Cassa Prestanza che oramai è fallita. E solo per pagare le buonuscite ai futuri pensionati, magari per qualche mese. Non è giusto: al Comune vogliono instaurare un clima di terrore, un clima di odio tra dipendenti anziani e noi più giovani che molto probabilmente dovremo rivolgerci agli avvocati anche solo per riavere indietro ciò che domani potrebbero tornare ingiustamente a sottrarci dallo stipendio. E’ un furto, anzi, vogliono una guerra generazionale, al Comune di Bari, questi amministratori che oramai non sanno più che pesci prendere>, s’arrabbia un lavoratore che ha deciso di rivolgersi alla giustizia, come tanti suoi colleghi hanno già fatto in passato. Con scarsi risultati, bisogna dire, almeno a livello civile, visto che i legali dell’Avvocatura Comunale presentano puntualmente opposizione ai decreti ingiuntivi emessi dal Tribunale. Finendo per instaurare lunghi giudizi di meriti, dagli esiti peraltro altalenanti, a quanto pare. Ma intanto i politici comunali che fanno, anch’essi dopo troppo tempo di indifferenza e silenzio ostinato sul tema cassa mutua, tormentata per anni da una lenta, ma inesorabile agonia economica e finanziaria? «Maggioranza assente su Cassa prestanza: l’amministrazione Decaro se ne frega dei dipendenti comunali. Questa è la verità. Mi sono battuta in Aula per ribadire che la Cassa è un ente pubblico e non un soggetto privato e a dirlo non sono i pareri degli accademici che cita l’amministrazione Decaro, bensì il Mef che nel 2010 ribadisce che il Comune di Bari è “controllore della cassa, ne presiede il CdA, gestisce il servizio di cassa, approva il bilancio preventivo e il conto consuntivo” e ne ha versato dal 1924 soldi pubblici>>, tuona la consigliera e candidata sindaca Irma Melini dopo il suo intervento in Consiglio dell’altro giorno. Per ribadire che quest’Amministrazione, prima col blocco del contributo comunale, poi con quello della buonuscita, continua a vìolare lo statuto approvato dal medesimo Comune di Bari. E parliamo di una gestione che nega ai suoi dipendenti-iscritti alla Cassa di conoscere precisamente quanto hanno versato e maturato e che nega agli stessi consiglieri, di accedere ai conti correnti. Come se fosse un fatto nuovo, come se la Melini non sappia in che maniera scandalosa sono stati approvati in Aula Comunale i bilanci della Cassa Prestanza. Insomma un pasticciaccio per cui oggi a pagare sono solo ed esclusivamente gli incolpevoli dipendenti del Comune che non vedono ancora soluzioni e che secondo Decaro e Introna devono accontentarsi, se riescono, del versato e non certo del maturato. Ma a rendere più accentuato il caos l’ordine del giorno con cui la stessa Melini, affiancata tra gli altri dai consiglieri Caradonna e Di Rella, hanno chiesto che il sindaco finalmente interroghi la Corte dei Conti sulla qualifica di ente pubblico della Cassa prestanza proprio per accertare la legittimità del contributo comunale, ma soprattutto che sia applicato lo statuto vigente con il ripristino del prelievo del 3% e con il versamento del premio di buonuscita a chi è già andato in pensione (così come stabilito dagli articoli 3 e 6 dello statuto), nonché di accertare la legittimità del trasferimento del patrimonio della Cassa prestanza nel welfare aziendale, ex art. 72 del contratto collettivo nazionale dei lavoratori, così come anticipato da Introna. Una cura, però, che potrebbe rivelarsi peggiore del male, come potrebbero testimoniare in aula quei tanti dipendenti defraudati….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 13 Dicembre 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio