Bulli e bulletti, povera Esterina
Male antico, solo di recente il bullismo scolastico ha trovato un nome. Di qui un’attenzione e una corsa ai rimedi proporzionale al dilagare del fenomeno. Toccata dal tema, Daria Paoletta vi dedica un testo, che interpreta, diretta da Enrico Messina. ‘Esterina centovestiti’ (Compagnia Burambò) è andato in scena al Nuovo Abeliano domenica scorsa. Lucia, questo il nome della protagonista, una bimba vivace, attenta, anche un po’ ingenua, vive nei giorni della V elementare il momento più delicato della propria esistenza. Ad accentuare il disagio prepuberale è l’incontro con Esterina, una compagna di modesta estrazione sociale ed economica: Esterina è goffa, ha “il corpo grande”, le mani rovinate dal lavoro, la voce sgraziata, la parlata rude… e indossa sempre le solite robe, benché affermi di avere cento vestiti custoditi nell’armadio. Si scoprirà che tanto guardaroba esiste solo nella sua fantasia solo quando si materializzerà in cento abiti di carta ritagliati e appesi alle pareti dell’aula… In parallelo al dramma di un’alunna emarginata e schernita, ‘Esterina centovestiti’ racconta un segmento di crescita che si snoda tra atteggiamenti contraddittori e interrogativi a lenta e sofferta risposta. La brava Daria Paoletta racconta con freschezza e sa come prendere la platea poiché la storia intenerisce ed appassiona, in altri momenti indigna. Tutto ciò disponendo per supporto scenografico appena di tre seggiole e d’un’imponente cornice rettangolare, che per tutto il tempo dello spettacolo viene posizionata ora in orizzontale ora in verticale a seconda delle suggestioni che il racconto ispira, viene da pensare. E’ la cornice di uno specchio nel cui riflesso una bambina cerca di scoprirsi o invece la cornice di una foto su cui – più avanti – si posa, pensoso, lo sguardo d’una giovane donna ? Ma potrebbe anche essere un ‘varco’ sul cui limitare indugia col batticuore la piccola Lucia… Sotto l’effetto di una buona direzione la Paoletta esprime un senso del movimento fantasioso e pimpante. Lucia salta, balla, si siede, si alza, va di qua, va di là, ma senza affanno, infondendo simpatia e tenerezza, specie quando mette a nudo la propria fragilità. L’immagine di Esterina emerge con forza dalla parola e assume gli stessi definiti contorni della presa di coscienza di Lucia, una presa di coscienza colpevolmente tardiva, ma che proprio per questo nel finale evolve in vibrante e ‘formativa’ indignazione. Diciamo ‘formativa’ poiché, si è dimenticato di precisare, lo spettacolo era inserito in ‘A teatro con mamma e papà’, rassegna giunta domenica scorsa al suo ultimo appuntamento.
Italo Interesse
Pubblicato il 11 Marzo 2022