Cultura e Spettacoli

Caffeomanzia, l’arte perduta

Gli annunzi economici vanno sparendo, sommersi dalla valanga di offerte presenti in Rete. Un tempo, invece, queste micro comunicazioni occupavano uno spazio consistente sui quotidiani. Una delle sezioni più corpose era quella riservate alle  ‘Varie’. Ci trovavi di tutto. A fare la parte del leone erano le cartomanti, donne di mediocre estrazione che adoperavano le carte napoletane invece dei tarocchi per leggere sul tavolo della cucina la sorte di una clientela prevalentemente femminile e tutt’affatto elevata. Quella generazione è scomparsa. Ma anche se in salute, queste cartomanti dallo stile domestico non farebbero più ricorso alla carta stampata per pubblicizzarsi e tanto meno riceverebbero in casa. Oggi tutto avviene on line o in diretta tv ; il costo oscilla tra i 30 e i 70 centesimi al minuto. Un consulto non più che virtuale. Se prima alla cartomante esperta bastava guardare in viso il cliente per trovare nella carte conferma di quanto aveva fiutato precedentemente, la sua erede dell’era globale è diventata una macchina legata alla ferrea applicazione di una regola interpretativa. Non lavora più su un logoro mazzo di carte adoperato per una vita dalla madre e forse pure dalla nonna ; non è stata ‘formata’ da nessuno. Senza aver raccolto alcun ‘testimone’, si ritrova ad interrogare la sorte più per aver dato ascolto ad una vaga attitudine che per autentica ‘vocazione’. Il che rende i suoi responsi asettici, privi del prezioso ‘colore’ che in passato veniva dalla conoscenza personale.  Ma esiste un’altra arte di sondare il futuro che il comodo ricorso alla tecnologia non può intaccare. La caffeomanzia consiste nel predire la sorte leggendo quanto resta sul fondo della tazzina dove il consultante abbia bevuto caffè alla turca. Questa miscela si distingue da quella comune per il fatto di presentare un ‘deposito’ più consistente e perciò non consumabile. Il rito prevede che, bevuta la parte liquida, il bevitore ‘chiuda’ la tazzina ponendovi sopra un piattino rovesciato. Poi, dopo essersi concentrato sugli aspetti che desidera conoscere, capovolge il tutto sul tavolo. La tazzina si lascia ‘riposare’ capovolta sul piattino sino a quando si raffredda ; allora può essere ribaltata per procedere alla lettura, che avviene interpretando le ‘forme’ lasciate dalla posa. Va da sé che tutto ciò non può avvenire senza che il consultante si rechi dalla ‘interprete’. La lettura dei fondi del caffè è  cosa che non appartiene alla nostra cultura, bensì a quella del levante mediterraneo, in particolare dell’area greco-turca. Una volta a Bari, fino agli ultimi anni ottanta, erano molte le donne che così predicevano il futuro. Operavano tutte a Villaggio Trieste, il complesso edilizio costruito nell’ultimo dopoguerra a ridosso dello Stadio della Vittoria per accogliere i tanti profughi italiani reduci dall’Istria e dalla Dalmazia e cadute nelle mani di Tito. In mezzo a tanti profughi trovarono posto anche le greche andate in spose a quei nostri connazionali che avevano colonizzato Rodi Egeo e le altre isole del Dodecanneso. Un po’ costrette dalla necessità, un po’ obbedendo ad una vocazione ancestrale (la vera lettura del caffè può tramandarsi di madre in figlia anche per più di sette generazioni), una volta a Bari queste donne si dedicarono – e con successo – all’esercizio di  quest’arte. Ma anche queste altre indovine sono scomparse, e senza che una delle loro figlie ne raccogliesse il pesante testimone. Va così quando viene meno un certo clima culturale (secondo la tradizione l’ultimo dei segreti dell’arte, il più alto, viene comunicato solo in punto di morte). Anche la caffeomanzia, dunque, appartiene al passato. Ma non si può escludere che in qualche campo rom…

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Gennaio 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio