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Calcio ‘sporco’, il falso mito del passato

Contro le ‘vulgate’ di Stato o di Regime insorgono gli storici non allineati. C’è chi mette in discussione l’operato degli Angoamericani sbarcati in Sicilia nel 1943 (Gigi di Fiore, ‘Controstoria della Liberazione. Le stragi e i crimini degli Alleati nell’Italia del Sud’ – Rizzoli) e c’è chi demolisce il mito dei Savoia che con l’Unità redimono un Mezzogiorno retrogrado, ingrato e immeritevole (d’Aprile, Patruno, Marabello…). Chissà gli studiosi dei prossimi cento anni come rileggeranno l’intricato e contraddittorio presente globale. Si aspettino i nostri eredi rivelazioni choc a proposito di Apollo 11, Vietnam, BR, Saddam, Torri Gemelle… Il lavoro dei ‘curiosi’ di domani potrebbe andare anche oltre la politica internazionale e considerare il mondo della moda, dell’aristocrazia, dell’industria… E lo sport? Chissà le reazioni davanti a prove inconfutabili che la tale Olimpiade o il tale Mundial erano fasulli da cima a fondo. E a proposito di calcio sarebbe interessante nel 2112 una rilettura di calciopoli e calcio-scommesse. Quest’ultima piaga ci tocca da vicino. A Bari e Lecce i tifosi dai capelli bianchi sospirano a propositi di tempi belli e lontani. Ma davvero girava così pulito prima del campionato 79/80 quando il primo grande scandalo rivoltò il mondo del calcio italiano facendo vittime illustri? Abbiamo memoria corta. E’ poco noto che lo scudetto 26/27, vinto dal Torino sul campo, venne revocato alla società granata (e non assegnato alla seconda classificata che era il Bologna) per un illecito sportivo che aveva per oggetto un derby con la Juventus. E il Lecce, il Bari…? Il grande processo sportivo del 1980 (è il caso di ricordare che quello fu l’anno dell’Europeo disputato in Italia mentre quest’anno l’Europeo si disputa in Polonia e Ucraina…), coinvolse anche il Lecce. Solo in appello la società salentina venne assolta ; un suo tesserato però (Claudio Merlo) venne sospeso per un anno e sei mesi. Veniamo al Bari. Era maggio del 1961 quando poco prima di Lazio-Bari il calciatore biancorosso Tagnin cercava con una telefonata di ‘ammorbidire’ l’avversario Prini. A luglio dello stesso anno la Commissione Giudicante squalificò Tagnin sino al 31 dicembre del ’63 (verrà condonato dopo 18 mesi) mentre il Bari, retrocesso in B insieme a Lazio e Napoli, si vide infliggere dieci punti di penalizzazione per il campionato successivo, poi ridotti a sei dalla Caf. A differenza di Merlo che con la sospensione appese le scarpe al chiodo, a Tagnin la brutta avventura giudiziaria non stroncò la carriera. All’età di trent’anni fu ingaggiato dall’Inter di Herrera. Divenne un punto di forza dello squadrone nerazzurro conquistando la Coppa dei Campioni nella finale di Vienna del 27 maggio del ’64.
Italo Interesse


Pubblicato il 2 Giugno 2012

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