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Candidato sindaco, nel centrosinistra il gioco si fa duro

Dopo la discesa in campo di Nichi Vendola per sponsorizzare Michele Laforgia, il Pd si affida a Boccia non solo per evitare spaccature interne, ma soprattutto per salvare il "campo largo" locale

Il centrosinistra barese è tornato a riunirsi con tutte le componenti del cosiddetto “campo largo”, compresa la delegazione che al tavolo rappresenta le forze politiche ed associative che lo scorso mese di luglio hanno dato vita alla “Convenzione per Bari 2024”, sostenitrice della candidatura a sindaco del penalista Michele Laforgia (presidente e fondatore dell’associazione politico-culturale barese “La Giusta causa”) e che al penultimo incontro era stata invitata a non partecipare per ragioni di momentanea opportunità. Infatti, la determinazione con cui, sia l’associazione “La Giusta causa” che l’intero gruppo di sigle che l’affiancano, stanno portando avanti il nome di Laforgia, come candidato da schierare senza le primarie per la candidatura a sindaco, sta creando verosimilmente più di un problema soprattutto all’interno del Pd barese, dove – come è noto – gli aspiranti alla candidatura a Primo cittadino sono almeno tre. Ossia il deputato Marco Lacarra, da sempre  vicino al Presidente della Regione, Michele Emiliano, ma anche al sindaco Antonio Decaro (con cui alle regionale del 2020 Lacarra ha condiviso la battaglia per far eleggere nell’Aula barese di via Gentile il binomio “Paolicelli-Parchitelli”), ed i due assessori dem della giunta Decaro, Paola Romano e Pietro Petruzzelli, che da tempo hanno prospettato la propria disponibilità a succedere alla guida del centrosinistra barese nel 2024 per il “dopo-Decaro”. Nel centrosinistra barese non è un mistero neppure il fatto che anche tra i civici dell’area Emiliano ci sono nomi che aspirano alla candidatura a sindaco e che verosimilmente non dispiacerebbero al governatore Emiliano, al pari di quello di Lacarra. Però, a complicare il quadro e quindi la compattezza del “campo largo” di centrosinistra è intervenuto il fatto che non tutte le sigle che compongono tale coalizione sono d’accordo nel condividere il metodo, contemplato – come è noto – nello statuto del Pd, di utilizzare le primarie per dirimere la competizione tra i nomi aspiranti a sindaco e, quindi, per la scelta comune del candidato. Difatti, a prediligere la scelta unitaria solo sulla base di accordi politico-programmatici a quella prettamente populista delle primarie, oltre alle sigle aderenti alla “Convenzione per Bari 2024”, è stato anche il M5S di Giuseppe Conte che, preliminarmente all’adesione al “campo largo” barese, ha anteposto la propria contrarietà alle primarie, per scegliere il prossimo candidato sindaco della coalizione di centrosinistra a Bari. Insomma, nel cartello del centrosinistra barese (che si estende dai civici vicino ad Emiliano fino alla sinistra dell’ex governatore Nichi Vendola, ad Europa Verde, Socialisti e che, passando per il Pd, arriva ad includere (per ora!) anche i Pentastellati di Conte ed i terzopolisti di Azione ed Italia Viva) c’è chi, al protagonismo dei singoli aspiranti alla candidatura a sindaco, preferisce il pragmatismo politico di accordi che portino all’unità della coalizione sulla base non solo del programma, ma anche del nome da candidare senza primarie. Una pregiudiziale, questa, che ha già spaccato la coalizione di centrosinistra, se non politicamente, quantomeno per il metodo di scelta del nome. A complicare il quadro, già precario per tale intervenuta precondizione, da ultimo è intervenuta anche la discesa in campo dell’ex governatore della “primavera pugliese” del centrosinistra, Nichi Vendola, per sponsorizzare la candidatura a sindaco del presidente de “La Giusta causa”, Laforgia, che potrebbe risultare forte nelle urne, ma verosimilmente molto debole ai gazebo, rispetto ai nomi che potrebbero essere messi in capo dal Pd di Schlein o da civici di Emiliano per le primarie. Perciò, d’ora innanzi, i “giochi” all’interno del “campo largo” barese di centrosinistra si rendono non solo più complicati, ma addirittura imprevedibili, poiché la partita per il candidato sindaco, se i tentativi interni d’intesa a livello locale dovessero fallire, in seguito potrebbe essere sposta a Roma. Dove ad essere chiamati in causa, per la scelta barese del candidato sindaco, potrebbero essere direttamente Elly Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni, Calenda, Renzi, etc. Infatti, un primo tentativo per sventare quest’ultima ipotesi è giunto dal Pd di Schlein che, per l’assemblea pugliese del partito, prevista per il prossimo 21 ottobre, invierà nel Capoluogo il presidente del Gruppo dei Dem a Palazzo Madama, Francesco Boccia, che – come è noto – lo scorso inverno è stato il coordinatore dell’area Schlein nella corsa contro Stefano Bonaccini alla guida del partito e che ora risulta quindi tra gli esponenti dem pugliesi più vicini alla neo segretaria nazionale del Pd. Boccia, infatti, potrebbe essere stato chiamato anche da Emiliano e Decaro non solo per mediare tra le varie anime interne al Pd barese sul nome da contrapporre a quello del filo vendoliano Laforgia, ma forse soprattutto per tentare di raggiungere un’intesa che non spacchi l’ampia coalizione di centrosinistra barese presente sulla carta, ma non sul criterio con cui indicare l’eventuale successore di Decaro. Un’impresa non facile, se si considera che in Puglia e, quindi, anche a Bari il centrosinistra per vincere ha bisogno non solo di essere unito, ma soprattutto di avere dentro in maniera compatta i civici di Emiliano. E, quest’ultimo, – come è noto – difficilmente potrà accettare di giocare la partita delle prossime amministrative baresi non da “attaccante”, ma da semplice “difensore”.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 12 Ottobre 2023

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