Cultura e Spettacoli

Canestrelli, dalla Puglia con furore

Come tutti i nomi scientifici, ha dell’altisonante : Pecten Jacobaeus… T’immagini chissà che e invece si tratta della comunissima Capasanta (o conchiglia di San Giacomo), un apprezzato mollusco che i ghiottoni di Puglia conoscono come Canestrello o anche Cozza gignàcula. Inconfondibile per la bellezza delle 14-16 costole striate che si irradiano dalla cerniera, la Capasanta si distingue per la velocità con cui si sposta aprendo e chiudendo repentinamente le bellissime valve per consentire una rapida fuoriuscita dell’acqua, quasi un idrojet. Presente in tutto il Mediterraneo tra i 25 e i 200 m. di profondità, purché i fondali siano arenosi o sabbiosi e ricchi di detriti, la Capasanta è particolarmente numerosa nel Tirreno campano. Ed esiste un punto di quella costa dove la presenza della conchiglia di San Giacomo rasenta l’invadenza : parliamo delle acque di Baia, una frazione di Bacoli, un comune a pochi km da Napoli. Si tratta di acque particolarmente pulite che godono di particolare protezione dal 2003, anno in cui venne istituito il Parco Regionale dei Campi Flegrei. Questa felice condizione ambientale ha certamente agevolato lo sviluppo del nostro mollusco, ma tanto non spiega l’improvviso popolarsi dell’area in questione ad opera del Pecten Jacobeaus che ebbe luogo negli anni sessanta. Nella circostanza si ipotizzò di tutto, persino che gli scarichi industriali  di Bagnoli, dove un tempo era attivo un enorme impianto dell’Italsider, avessero danneggiato alcune specie ittiche e, per un effetto incontrollato della diossina, favorito la proliferazione di altre. Molti anni dopo l’arcano venne svelato. E quale non fu la meraviglia nell’apprendere che all’inspiegabile fenomeno la siderurgia era estranea mentre la Puglia… no. Claudio Ripa (Napoli 1933), subacqueo di fama mondiale, ha smesso da tempo da immergersi. Ma la passione del mare gli è rimasta dentro, per cui, non potendo più indossare maschera, muta, respiratore e pinne, adesso si contenta di raccontare le sue tante avventure sottomarine. Nel corso di una recente intervista, Ripa ha tra l’altro narrato di quella volta che “un pescatore pugliese” gli regalò “un sacchetto” di Capesante. Ripa provò a “seminare” quelle conchiglie nelle acque di Baia. Tornando dopo due anni, trovò che  le conchiglie erano diventate “migliaia”, che il “posto” della semina era “pieno zeppo”, che le capesante “si erano moltiplicate a dismisura e volavano letteralmente!” Chissà chi  era quel pescatore pugliese e, soprattutto, con quali tratti di mare aveva famigliarità. Erano, quelle, conchiglie che venivano dall’Adriatico garganico o dallo Jonio salentino? Va’ a capire perché, provenienti dal più terso mare di Puglia, i nostri canestrelli trovarono ragione di prosperare proprio nelle più inquinate acque d’Italia. Non ci pare verosimile che anche per errore, la diossina possa produrre qualcosa di buono.
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Pubblicato il 27 Settembre 2011

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