Cultura e Spettacoli

Canis familiaris, l’amico del progenitore

Nel sito dove oggi sorge Torre a Mare, tra il VI e il III millennio a.C. fiori una colonia neolitica che ha lasciato numerose tracce del proprio passaggio. L’area archeologica è distribuita fra numerose grotte a ciascuna delle quali corrisponde una cala : Cala Scizzo, Cala Settanni, Cala Colombo… Occupiamoci di quest’ultima, la più ricca quanto a rinvenimenti : lame e punte di freccia in ossidiana, ami e punteruoli in osso, avanzi di ceramica, resti scheletrici di uomini e bestie. A proposito di resti animali, è interessante notare come sugli animali selvatici (coniglio e cervo) prevalgano quelli domestici : pecore, capre, buoi, maiali, cavalli e asini. A Cala Colombo, dunque, era stanziale una ben organizzata comunità di allevatori. In mezzo a tanti avanzi di animali domestici sono state rinvenute anche ossa di canidi. In proposito gli archeologi hanno parlato non di esemplari di ‘canis lupus’ bensì di ‘canis familiaris’, discendenti dei primi, addomesticati in epoca imprecisata a scopo di difesa della persona, del territorio, di greggi e mandrie. Questo proto-cane doveva avere caratteristiche assolutamente autoctone poiché figlio di esemplari di lupi endemici della Bassa Murgia. Un tipo di lupo che in poche centinaia d’anni era andato incontro ad una serie di mutazioni genetiche in conseguenza del contatto con l’uomo : Differenze alimentari e comportamentali selezionarono una creatura intermedia, meno agile e resistente perché disabituata alla caccia e perciò a inseguimenti e spostamenti sfiancanti. Un animale incline più a difendere che ad attaccare, giacché preposto alla custodia di pecore, cavalli e vacche. Una creatura più pesante perché meglio nutrita, dall’indole meno gregaria essendo venuta meno l’impellenza di cacciare e quindi di fare ‘gioco di squadra’ con i propri simili. Un proto-cane dalla pelliccia meno folta, considerata la famigliarità col fuoco e la non necessità di passare le notti all’aperto. Liberando la fantasia, qualche studioso ha persino ipotizzato che le donne del neolitico usassero nutrire del proprio latte i cuccioli dei cani ‘famigliari’ al fine di spegnere in essi l’indole selvatica e inclinarli ad una natura obbediente. Contemporaneamente venivano uccisi i proto-cani che faticavano a smaltire l’istinto feroce; il che costituiva una seconda forma di selezione. In conclusione, quale aspetto poteva presentare il canis familiaris di Cala Colombo? Possiamo immaginare un canide più massiccio del lupo, a pelo corto e dalla livrea non sempre mimetica (e ciò poteva già essere il risultato delle prime ibridazioni tra proto-cani).

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Luglio 2018

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