Cannoni puntati su Bari
Senza fasto Bari si prepara a festeggiare il bicentenario della sua rifondazione. Come è noto, il 25 aprile di due secoli fa Gioacchino Murat posava la prima pietra della città nuova. E’ poco o affatto noto, invece, che il 25 aprile del 1898 (se la nostra fonte non è in errore) quel borgo che poi avrebbe assunto il titolo di ‘murattiano’ rischiò, almeno sulla carta, di venire spazzato a cannonate. E i cannoni in questione non appartenevano al tradizionale nemico austro-ungarico bensì al giovanissimo Regno d’Italia… Quell’anno l’intero paese fu gravemente scosso dalle proteste e dalle violenze di un popolo ridotto alla fame a causa di una disastrosa politica sociale ed economica. I moti a Bari, gli stessi in cui si distinse la popolana Anna Quintavalle, detta ‘la portapannere’, toccarono livelli tali da costringere la locale Autorità a invocare l’intervento dell’Esercito. Giunsero così dodici compagnie di fanteria integrate da uno squadrone di Cavalleria, mentre dal mare “l’incrociatore Etruria puntava i cannoni sulla città”. La minaccia fece effetto e, faticosamente, venne ripristinato l’ordine. Ma se quei soldati e quei cavalleggeri fossero stati sopraffatti dalla folla inferocita? L’idea di un incrociatore che comincia a fare il tiro a segno sulla città è di quelle che fanno accapponare la pelle. Varato nel 1894, l’Ariete Torpediniere Etruria era armato con quattro pezzi singoli a tiro rapido da 152 mm., Vuotando l’arsenale, in meno di un quarto d’ora quella nave avrebbe ripristinato lo stato delle cose di 81 anni prima, quando oltre le mura di un affollatissimo borgo antico si allargava una piatta distesa di orti e campi coltivati. Ma, ove mai l’ordine di attacco avesse raggiunto l’Etruria, davvero avrebbe incontrato esecuzione? Un conto è per un plotone di soldati obbedire all’ordine di sparare ad altezza d’uomo contro una massa che avanza decisa a tutto, un altro è per cannonieri fare fuoco contro obiettivi (abitazioni) da cui non può giungere alcuna offesa. Ci sarebbe stato un ammutinamento a bordo?… La memoria corre all’epopea della corazzata Potemkin che sette anni dopo, il 27 giugno 1905, a seguito del celebre ammutinamento, mentre era nel porto di Odessa, sparò due colpi (e con cannoni da 152 mm.) contro il palazzo del governo dove erano riunite le locali autorità zariste. Non ci fu alcuna strage, ugualmente la situazione degenerò perché contro la corazzata ribelle l’ammiragliato dello Zar inviò una formazione navale. Ma quando la battaglia sembrava inevitabile, i marinai di quella formazione per solidarietà verso gli ammutinati si rifiutarono di aprire il fuoco consentendo alla Potemkin di forzare il blocco, dirigersi in mare aperto e fuggire. Tornando a Bari, riteniamoci contenti di come andarono le cose.
Italo Interesse
Pubblicato il 13 Aprile 2013