Cronaca

Caos ‘118’: a bordo delle ambulanze baresi infermieri senza preparazione e brevetti

Nonostante il servizio di soccorso emergenziale ‘118’ barese sia ormai da tempo nell’occhio del ciclone, si provvede spesso a condurre in porto assunzioni ed allestire interventi senza un minimo di logica, soprattutto senza responsabili a causa, come dicono senza tanti giri di parole addetti ai lavori e rappresentanti sindacali, del maledetto ‘scaricabarile’ selvaggio. Ma entriamo nei dettagli immediatamente, visto che da qualche giorno, in alcune postazioni del 118 del capoluogo pugliese, sono in servizio nuovi infermieri. Una buona notizia, in apparenza, se non fosse che si tratterebbe di infermieri senza alcuna preparazione specifica, senza brevetti e nulla-osta assai rigorosi in materia, neppure il bls-d. Brevetto senza il quale sulle ambulanze non si potrebbe neppure salire per effettuare un semplice trasporto per cause non attinenti a pronto soccorso ospedaliero. Adesso si cerca il responsabile, medico o amministrativo dell’azienda sanitaria barese, che s’è assunto queste responsabilità, anche se Antonio Di Bello, responsabile barese del servizio 118, ha già messo le mani avanti. E si difende: «Sono state disattese tutte quante le mie disposizioni, specie su quegli infermieri che avrebbero dovuto fare affiancamento, non essere messi subito in servizio». Ma l’Unione dei Sindacati Professionisti dell’Impiego Pubblico e Privato (Usppi) guidato da Nicola Brescia insiste sull’argomento e invita nero su bianco il direttore generale dell’Asl/Bari a fare chiarezza, visto che è daccapo al tavolo aperto ormai da tempo di politici e amministratori regionali la richiesta delle associazioni di volontariato di riaprire il confronto con la stessa Regione Puglia sul servizio ‘118’. La funzione di pubblica utilità, assicurata quotidianamente nelle postazioni dell’intervento emergenziale “118” rappresenta la priorità di questa ultimo scorcio dell’anno, per raggiungere finalmente un intervento comune teso a fugare ogni incomprensione. E consentire all’amministrazione sanitaria una ricognizione di tutti gli aspetti e problemi. E’ stato anche il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, a spingere daccapo sul pedale dell’acceleratore accogliendo uno dei tanti appelli rivolto dagli addetti ai lavori. “Con una nota urgente ho già chiesto all’assessore alle politiche della salute – ha fatto sapere Introna tempo fa – di riattivare il tavolo tecnico previsto da un provvedimento regionale”. “Dare ascolto alle sollecitazioni – ripete Introna – sembra un atto doveroso in risposta all’impegno che migliaia di volontari esercitano ogni giorno, non solo nelle postazioni del 118 ma anche in altri servizi, come dimostrano tanti dolorosi episodi che hanno visto una volontari vittime di incidenti nella vastissima rete dell’emergenza nella nostra Regione”. Dopo un’attesa durata per troppi anni ed una lunga serie di ritardi accumulati nelle stanze regionali addette alla Sanita’, nel 2004 e’ finalmente partito anche in Puglia –ed in particolare nel capoluogo- il servizio di emergenza “118”. Ma gli ingranaggi della macchina burocratica ed amministrativa non s’e’ ancora perfezionata, nonostante i nove, lunghissimi anni trascorsi, anche per colpa di problemi organizzativi riferiti soprattutto al personale medico e paramedico, non ancora assunto e distribuito sul territorio non ancora al meglio. Ma ci sarebbe anche da parlare delle “anomalie” che contrassegnano, come puntualizzano le associazioni di categoria, i corsi di riqualificazione del personale. E partiamo dai problemi logistici che attanagliano ancora gli operatori del “118”, visto che a Bari per non pochi autisti e infermieri del servizio d’emergenza restano in piedi ancora alcuni problemi di dotazione delle divise arancione con la scritta che li contraddistingue quali “Operatori del Servizio 118”. Fino a non molto tempo fa gli operatori distaccati presso l’Azienda Policlinico Consorziale ne erano ancora totalmente privi, mentre all’Ospedale San Paolo per mesi sono stati dotati del solo giubbotto. Ma i rappresentanti sindacali stanno premendo da parecchio tempo sull’Assessore regionale alla Sanita’ per regolarizzare la posizione lavorativa di medici, autisti e infermieri, chiedendo d’intervenire urgentemente proprio allo scopo di eliminare queste disparita’ di trattamento economico rispetto alle altre regioni dotate del servizio 118 da molti più anni della Puglia. Tutto cio’, ovviamente, per unificare ed ottimizzare le prestazioni sanitarie di primo soccorso nei confronti del cittadino che ne dovesse aver bisogno. Per tutta risposta spesso la Regione ha chiuso i rubinetti dei fondi nei confronti delle associazioni di volontari che prestano servizio a Bari con i loro mezzi: una situazione grave di cui pero’ nessuno ancora parla, nelle stanze decisionali. Oltre a rivendicare la necessità di internalizzare attraverso la Sanitaservice dell’Asl barese questo fondamentale servizio, così come fatto all’Azienda Sanitaria di Foggia, le associazioni del territorio non hanno mai smesso di fare pressioni per raggiungere un sensibile miglioramento o, ancora meglio, definitivo assestamento del fondamentale servizio in grado di salvare tante vite umane. Pochissime le risposte giunte dalla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria Locale di Bari, peraltro responsabile del grave ritardo nei pagamenti agli Enti e alle Associazioni che non sono in grado nemmeno di garantire gli stipendi. Ma ora siamo al colmo: non è concepibile che nella Puglia Migliore i lavoratori che intervengono in emergenza per salvare la vita dei cittadini non siano dotati degli elementi di conoscenza minima per prestare soccorso, costretti a lavorare senza la necessaria serenità. E ora occorre verificare con urgenza l’ultima denuncia dei sindacati autonomi della sanità, a tutela della professionalita’ e della dignita’ di non pochi cittadini che svolgono un servizio basilare, a favore esclusivo della collettività.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 12 Dicembre 2014

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