Capodogli spiaggiati, per non dimenticare
Il 20 novembre del 1820 nell’Oceano Pacifico, a circa tremila miglia dalle coste del Cile, un capodoglio attaccava la baleniera Essex, che dallo scontro usciva distrutta. Alla tragedia della nave fece seguito la tragedia dei marinai sopravvissuti ; alla deriva sulle lance, impiegarono mesi per raggiungere la terraferma ; una volta esaurite le scorte di cibo dovettero ricorrere al sorteggio : lo sfortunato di turno veniva ucciso e mangiato… Il clamore dell’episodio ispirò a Hermann Melville, ‘Moby Dik’. Si può dire che il successo di quel romanzo abbia dato vita ad un clima contro culturale sfavorevole a questi giganti del mare. Dopo il 1851, anno d’uscita dell’opera di Melville, una nuova e più arrabbiata generazione di balenieri prese il mare nella determinazione di vendicare ‘colleghi’ uccisi piuttosto che morti sul lavoro, e per ‘colpa’ non di un comune odontoceto, bensì di un ‘mostro’ (da allora a bordo delle baleniere ogni grande cetaceo venne associato al celebre Leviatano del Vecchio Testamento). Conseguenza di questo spirito distorto e dei primi ritrovati della rivoluzione industriale fu la strage di capodogli, balene e megattere. La strage fu fermata, fra non poche resistenze, solo nell’ultimo dopoguerra. Ugualmente, capodogli, balene e megattere continuano a morire, spiaggiandosi un po’ ovunque (si ritiene che i sonar delle navi e certi esperimenti di natura elettromagnetica danneggino la capacità di orientamento di queste creature che, perse le coordinate, si lasciano morire sugli arenili). Ciò è accaduto ripetutamente in Puglia. L’ultima volta risale a dicembre di sei anni fa quando nove enormi cetacei – pesavano 15 tonnellate a testa – si spiaggiarono a Foce di Varano, che adesso qualcuno vorrebbe ribattezzare Spiaggia del Capodoglio ; a parte due che riuscirono a riprendere il largo, morirono tutti gli esemplari. Per sensibilizzare l’opinione pubblica verso questo aspetto del tema ambientale, nel 2008, sulla spiaggia di Scheveningen, una frazione de L’Aia, un artista belga, Dirk Claesen, ha presentato una scultura che riproduce un capodoglio di 18 metri ; la scultura era posizionata nello stesso punto in cui in precedenza si era realmente arenato un capodoglio. La scultura (della quale un’immagine correda queste righe) è in legno, alluminio e poliestere. L’opera, presentata anche per promuovere la raccolta di opere da donare al museo di Scheveningen è conservata nei giganteschi magazzini di Zephir, una società diretta dallo stesso Claesen, un autore che si distingue per la riproduzione iper realistica di animali di grande stazza (elefanti, rinoceronti, giraffe…). Le opere, che hanno fine didattico, sono realizzate dietro commissione di musei di storia naturale. Claesen riproduce, ancora a dimensioni naturali, uomini preistorici colti nel momento in cui combattono contro animali del loro tempo (mammuth, tigri dai denti a sciabola, orsi delle caverne…).
Italo Interesse
Pubblicato il 21 Novembre 2015