Cronaca

Carbonara due: ancora opere incompiute e dimenticate

Il “Tour della conoscenza” è un percorso che attraversa il capoluogo pugliese nella sua interezza, e non  le periferie. Vuole conoscere il territorio, scoprendone la cultura e le origini, e denunciare lo stato di abbandono e degrado in cui versano opere incompiute e luoghi dimenticati.

Gli organizzatori del progetto, Nicola De Toma, Antonio Gadaleta, e l’architetto Eugenio Lombardi, come spesso accade nella vita, si sono incontrati davvero per caso -così come raccontano gli stessi protagonisti- poiché sono stati rispettivamente ex Rappresentante ed ex Consigliere della circoscrizione San Paolo l’uno, ex Presidente ed ex Consigliere della Circoscrizione Picone-Poggiofranco l’altro, e insieme hanno conosciuto l’architetto Lombardi proprio durante uno dei progetti che portavano avanti.

I tre si occupano di scoprire e far scoprire la città di Bari, con una specie di “turismo a chilometro zero”, dato che gli stessi cittadini baresi aderenti al progetto vengono guidati nella visita ad alcuni dei luoghi più suggestivi, ma altrettanto dimenticati del capoluogo.

Il loro operato però non si conclude con la scoperta delle bellezze della città, ma mira anche a denunciare alcune situazioni difficili presenti nelle zone limitrofe.

E questo è proprio il caso dell’ex cava di Maso e della stazione di Carbonara Due.         

Già nell’ottobre 2005 vi fu un evento alluvionale che, per l’entità delle precipitazioni e per la cattiva gestione territoriale, causò ben sei vittime ed innumerevoli danni agli edifici adiacenti alla cava che funse da bacino di raccolta artificiale per le acque provenienti da lama Picone che non riuscivano a fluire a causa della presenza all’interno della stessa di costruzioni per lo più abusive, ed anche di aziende, e campi coltivati. Nel giugno di quest’anno poi un enorme incendio ha distrutto parte della vegetazione presente nella ex cava di Maso. L’incendio, divampato da alcune sterpaglie, ha lambito pericolosamente alcune abitazioni vicine ed è giunto fino al muro perimetrale.

L’ex cava di Maso infatti, è il proseguimento del canalone, realizzato agli inizi del ‘900 per agevolare la canalizzazione delle acque reflue in mare. Si tratta di un’area che deve rimanere sgombera da costruzioni ed invece è stata edificata in più parti in maniera del tutto abusiva.

La triste voragine nera che è oggi l’ex cava di Maso, vittima di una serie molto lunga di eventi dannosi, e della cattiva gestione delle amministrazioni, aveva, in passato, tra i vari progetti di cui era oggetto, la finalità di fungere da enorme discarica di rifiuti inerti. Infatti, all’interno dell’amministrazione barese c’era chi, astutamente

Tutto questo è avvenuto dopo che molti finanziamenti, e quindi molti soldi dei contribuenti fossero destinati alla realizzazione del parco pubblico andato distrutto.

Il bilancio comunale ne ha risentito in maniera notevole, ed è certo che sia gli abitanti del quartiere che i cittadini baresi vogliano sapere quale destino spetta oggi a questa potenziale risorsa presente nel territorio del capoluogo

       Discorso a parte merita la stazione di Carbonara Due, il cui appalto fu vinto dalle FAL, ma che ad oggi risulta essere una costruzione (inizialmente murata, ora non più) abitata da alcuni nomadi che hanno realizzato nei locali destinati ai tecnici e agli utenti sala da pranzo e camera da letto. Insediati nella struttura, si rifiutano di farsi fotografare, è inutile dire che mancando la possibilità di usufruire di gas, acqua ed energia elettrica, le condizioni di vita di queste persone, adulti e bambini, sono assolutamente inumane. Se si considera poi che al fine della completa fruizione della stazione mancherebbero solo i binari, visto che è già presente un tracciato per la collocazione degli stessi, non si comprende davvero come una ennesima opera così importante, quanto questa riguardante l’ambito logistico, debba ancora restare incompiuta.

       Mentre gli abitanti del quartiere attendono che le amministrazioni si ricordino di loro, è importante che il Comune di Bari intervenga immediatamente chiudendo l’accesso alla cava, colmando le buche presenti davanti all’ingresso e trovando un alloggio più consono all’insediamento di nomadi che vive nella stazione.

      

Anna Deninno


Pubblicato il 30 Luglio 2013

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