Cultura e Spettacoli

Carbonari pugliesi, il convegno segreto di Santo Spirito

‘Costola’ della Massoneria fu la Carboneria, società segreta che nel Mezzogiorno d’Italia si fece interprete del malcontento popolare verso il governo borbonico. Dopo le repressioni del 1848 le ‘Vendite’ carbonare del regno di Napoli tentarono di organizzare la ribellione. Per tale motivo si moltiplicarono  i convegni segreti. Uno di questi si tenne a Santo Spirito. Tale riunione non sfuggì all’occhiuta polizia borbonica. Smascherati, i Carbonari pugliesi che presero parte a quel Convegno furono processati. Il Giudice delle indagini preliminari,il Delegato della Gran Corte Criminale, Giovanni Pinto, chiamò a deporre 435 tra testimoni e periti, 22 imputati, 58 cocchieri, e 29 fra calessieri e garzoni. I principali imputati, rei di cospirazione (Giuseppe Bozzi e Giuseppe Del Drago), furono condannati a 24 anni “di ferri” ; Francesco Ruggiero, Giuseppe Laginestra e Baldassarre Turi a 19 ciascuno. I passi più importanti della relativa documentazione processuale – otto volumi per complessivi 919 fogli manoscritti conservati nell’Archivio di Stato di Bari, sezione di Trani – sono stati trascritti dal prof. Vito Lozito. Essi costituiscono la seconda parte di “Il Sud prima dell’Unità d’Italia tra storia e microstoria”, un volume appena edito da Levante a firma di Antonella Musitano e Adele Pulice. Una lettura interessante, tra l’altro linguisticamente ‘gustosa’ per gli arcaismi e le soluzioni verbali tipiche del tempo. Il “Registro dei Misfatti” indica che questa “associazione illecita con vincolo di segreto costituente setta e avvenuta in Santo Spirito nell’està del 1848” ebbe luogo nel “casino” di Don Marcuccio Cioffrese.  Lungo la “strada consolare davanti il dinotato casino” numerosi testimoni notarono uno “straordinario passaggio di carrozze”. “Fintanto la gente convenuta nel casino stettero ivi, diversi individui stettero piazzati come sentinelle sì alla porta del summenzionato casino come  altresì del cancello”. Dopo essersi intrattenute per alcune ore, i tanti convenuti “cominciarono a incarrozzarsi ed a sfilare chi verso Bari, chi verso Bitonto e chi verso Giovinazzo”.  Un caffettiere di Santo Spirito testimoniò che “in seguito diverse dicerie si elevarono ; chi diceva che erasi appuntato un contrabbando, chi d’essersi tenuto un complotto al casino di Cioffrese”. Più di un testimone, poiché giudicato reticente fu “mandato in carcere nello stato di esperimento con ordine al custode di non farlo parlare con alcuno senza un permesso scritto”. Successivamente “estratti” dalle “prigioni distrettuali di Bari”, tali testimoni ricomparvero davanti al Pinto meglio disposti a “rimembrare”. Dal canto suo il Cioffrese negò qualunque “ adunanza di tal fatta… Io non mi sono mai ingerito di cose politiche”.
italointeresse@alice.it
 


Pubblicato il 6 Luglio 2011

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