Cronaca

Carcere-bomba, tra rischio contagi e scarcerazioni da vedere e rivedere

Sembra proprio che sia la calma prima della tempesta, ad albergare nella casa circondariale di Bari, dopo che il Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive, Piero Rossi, ha risposto alla nota del Sindaco di Bari e della Città Metropolitana Decaro. Una missiva da non passare sotto silenzio, con tanto di diffida, notificato già ieri nelle mani dello stesso Sindaco, a firma di alcuni cittadini elettori per sollecitare, s’intende, la verifica delle condizioni di convivenza dei detenuti nella casa circondariale di Bari “Francesco Rucci”, in materia di contenimento dell’emergenza pandemica da Covid-19. La lettera è indirizzata al primo cittadino anche in qualità di responsabile della salute pubblica, in questo particolare momento di pandemia da Sars/Covid-19. Ma andiamo a leggere: “Al netto di tutte le considerazioni, piuttosto controverse, sui provvedimenti normativi nazionali sul sovraffollamento che affligge gli istituti di pena pugliesi, occorre dare atto che, seppure tra le mille difficoltà del caso ma con insperata (vista la partenza piuttosto confusa sul tutto il territorio regionale) tempestività, Direzione e Apparato sanitario interno hanno messo a punto sistemi di prevenzione del contagio che hanno scongiurato i problemi temuti. Si tratta di interventi sia organizzativi (per lo più afferenti alle linee guida adottate dalla Giunta Regionale), che strutturali (col ripristino della funzionalità dell’ex sezione femminile che consente l’allocazione di detenuti singoli in cella per la screenatura dei casi sospetti). Invero il comprensibile e legittimo stato d’ansia dei detenuti è stato più volte condiviso ed anche affrontato in occasioni di incontri propiziati dalla Direzione, col Garante regionale –si legge ancora nella missiva indirizzata al primo cittadino barese – in dette circostanze il confronto con alcune delegazioni di detenuti è stato acceso e civile e tutta la discussione è stata incentrata sulla efficacia delle iniziative governative di cui sopra. Fortunatamente registriamo, al contempo, una forte flessione (nell’ordine del sessanta per cento) di nuove carcerazioni, in forma di misura cautelare. Mentre la Magistratura di Sorveglianza fatica a dar seguito all’ingente carico funzionale determinato dalla mole delle istanze pervenute, per la possibilità di espiare i residui di pena in detenzione domiciliare. Il che determina una lenta e contenuta dimissione di astretti. Su altri aspetti tecnici e statistici saprà riferire la Direzione della Casa Circondariale di Bari. Il fronte della battaglia civile e sociale per la ‘moral suation’ rivolta al Governo in ordine a più efficaci strumenti per la piena tutela del diritto fondamentale alla salute degli astretti resta aperto, sul livello nazionale del dibattito”. Intanto, ‘specifici accertamenti sanitari’ saranno disposti dai magistrati baresi nei confronti di detenuti più vulnerabili o esposti a gravi rischi, per evitare il più possibile il pericolo di diffusione del contagio e garantire la piena tutela della salute, anche all’interno del carcere. E’ stata la riposta quasi subitanea della giunta barese dell’Anm, dopo un incontro con una delegazione di detenuti del carcere di Bari venerdì scorso, 24 aprile, alla presenza del  garante regionale dei detenuti, Piero Rossi; della direttrice dell’istituto Valeria Pire’ e della segretaria della locale sezione dell’Anm, Rosa Calia Di Pinto. A dare notizia dell’incontro, e’ stata proprio l’Associazione magistrati, che ha promesso “massima attenzione per le condizioni di vita dei detenuti e per le loro esigenza primarie”. I detenuti, dal canto loro, nel corso dell’incontro hanno esposto alcune problematiche che ritengono importanti in questo momento, a partire dal rischio concreto di diffusione del coronavirus in carcere, passando per la disapplicazione dell’indicazione che prevede la sostituzione della detenzione in carcere con gli arresti domiciliari in alcuni casi, e finendo all’insoddisfazione per i rapporti con i familiari che attualmente avvengono solo via ‘skype’. L’Anm si e’ inoltre impegnata “a esaminare con cura le numerose istanze, che richiedono complesse valutazioni di merito”, assicurando che la magistratura “continuera’ a prendere in esame tutti gli aspetti critici segnalati dai detenuto e dai loro difensori e dalla direzione carceraria, all’occorrenza anche attraverso lo svolgimento di appositi accertamenti sanitari.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 28 Aprile 2020

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