Cronaca

Carcere di Bari: la verità di chi ci lavora e rischia ogni santo giorno

I problemi all'interno dell'istituto di pena nelle parole di agenti penitenziari e loro rappresentanti

Una polveriera con la miccia sempre pronta ad accendersi, l’istituto di pena barese, col sindacato autonomo di polizia penitenziaria ancora più arrabbiato per professionalità e dedizione degli agenti in divisa grigia che ci lavorano messa in dubbio a causa di ‘falsità e menzogne’ messe in giro da chi, magari, a Corso Sicilia (…come si diceva una volta a Bari parlando del carcere) non c’ha nemmeno mai messo piede. Eppure una settantina di lavoratori sanitari all’interno della Casa circondariale hanno denunciato gravi episodi di violenza e Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari, ha ascoltato le loro preoccupazioni. Tra le cause dell’insicurezza la carenza di agenti penitenziari e una non adeguata applicazione della legge sulla sicurezza degli operatori sanitari. L’Ordine ha sollecitato un incontro con la direzione del penitenziario e col viceministro della Giustizia Sisto. Intanto Federico Pilagatti, segretario Sappe, dà fuoco alle polveri: <<Ma di cosa parliamo? È stato chiesto al nostro responsabile sanitario quanti detenuti vengono visitati ogni giorno e quanto tempo trascorrono nelle sezioni durante le ore lavorative? E perché il dirigente-medico del centro clinico di Bari, che non ha più di 25 posti, continua ad autorizzare l’ingresso di detenuti  con patologie serie da tutta Italia, pur sapendo che posti non ce ne sono, mettendo in grande difficoltà i pochi poliziotti in servizio nei reparti? S’informino, lor signori, dove vengono messi i malati gravi -continua il sindacalista – anche su sedie a rotelle e si scoprirebbe che ci sono barriere architettoniche, un montacarichi che a malapena funziona e scale ripidissime. Anche l’Asl/Bari ha le sue responsabilità poiché,  nonostante sia chiamata per legge a garantire il rispetto della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro con l’ispettorato del lavoro e i vigili del fuoco, nulla hanno fatto, se non incensare  il responsabile della struttura barese>>. E non basta. Problemi anche per trovare personale di scorta, lasciando sguarnito il penitenziario, lasciandolo con 8/9 poliziotti a gestire la sicurezza e 450 detenuti, alcuni molto pericolosi. <<Su gestione e cura dei detenuti psichiatrici stendiamo un pietoso velo -incalza Pilagatti – vorrei ricordare che fino a quando l’assistenza sanitaria ai detenuti era in capo a Dipartimento Penitenziario e Ministero di Giustizia, gli eventi critici riguardanti il personale sanitario erano quasi inesistenti, poiché chi lavorava nel carcere era cosciente delle difficoltà operative poiché un detenuto non è un normale malato da gestire, per cui  ci vuole molta professionalità  ed esperienza. Col passaggio alla sanità pubblica è scoppiato il caos, per cui sono stati mandati via quelli che sapevano curare, trattare e controbattere i detenuti, rimpiazzati da personale all’oscuro di cos’è un carcere. E i risultati si vedono…>>. Tanto per ripeterci, infine, visto che l’abbiamo scritto più e più volte su queste colonne, è stato chiesto al presidente Emiliano di recarsi al carcere di Bari, visitando personalmente il centro clinico e quel centinaio di malati ivi accolti, in <<condizioni aberranti>>. Ma del magistrato che conosceva il carcere e i suoi problemi, assai probabilmente, dopo tanti anni di abbeveramento politico, è rimasto poco…e niente.

Francesco De Martino


Pubblicato il 20 Ottobre 2023

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