Carcere di Bari, notte fonda…e ancora un altro suicidio
L'aspetto fortemente preoccupante sono denunce ed esposti che non mutano la situazione
Sembra non finire mai la catena di suicidi nelle carceri lungo tutto lo Stivale: una catena infinita che non conoscer requie e che, almeno fino a ieri, ha portato a più di settanta il numero dei detenuti che hanno deciso di farla finita per sempre, dietro le sbarre. Ogni suicidio ha le sue tragiche motivazioni, si sa, eppure scorrendo il triste rosario di chi s’è tolto la vita in carcere, si scopre che la stragrande maggioranza erano persone affette da problemi psichiatrici o tossicodipendenti. E questa volta è accaduto al detenuto che nei giorni scorsi aveva ucciso la moglie a Gravina in Puglia e che poco dopo l’ingresso nel carcere era stato ricoverato dopo una caduta dal letto a castello (ove era stato sistemato) causa solito, maledetto sovraffollamento cronico dell’istituto penitenziario barese. Il detenuto era rientrato da pochi giorni dall’ospedale ed era stato sistemato al piano terra della Terza sezione, insieme ad altri detenuti. L’altra notte – attorno alle 2 – sono stati gli altri detenuti a dare l’allarme, col pronto intervento degli agenti in servizio che richiamati dalle grida, però, nulla hanno potuto dinanzi alla morte causata dal rudimentale cappio che lo stesso detenuto aveva ricavato da un lenzuolo. Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria rammenta che da tempo denunciano la necessità di integrare l’organico della polizia penitenziaria delle centoventi unità mancanti a fronte d’un sovraffollamento di quasi cinquecento detenuti, invece dei duecentosessanta previsti della capienza regolamentare. <<E’ chiaro che in queste condizioni risulta difficile controllare i detenuti da parte di poliziotti costretti a gestire più posti, soprattutto nei turni serali e notturni. Proprio per questo nei mesi scorsi oltre alle denunce abbiamo presentato un esposto alla magistratura per rappresentare le responsabilità del Dipartimento Penitenziario circa la grave situazione in cui versa il carcere di Bari sia per quanto riguarda il sovraffollamento (di circa il 160 per cento) ma anche la grave carenza di personale che non consente di far fronte in maniera adeguata a eventi critici tipo suicidi, evasioni, rivolte e atti di autolesionismo>>. Denunce ed esposti che finiscono sempre nel vuoto, quindi, nonostante le troppe violazioni poste in essere pure nei confronti di agenti penitenziari che hanno perso qualsiasi diritto sancito dalla Costituzione Italiana: dai contratti di lavoro e accordi sindacali stipulati per tempo, ai detenuti ai quali vengono negate tutte le possibilità di reinserimento, nonostante gli sforzi compiuti dai vertici carcerari e da chi ci lavora.
Francesco De Martino
Pubblicato il 23 Ottobre 2024