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Carceri piene, suicidi e scandali: “Perchè non provare le ‘carceri leggere’?

Dopo la proposta del Ministro Nordio di usare le caserme dismesse, i sindacati dicono la loro

<<Ministro Nordio, invece della caserme dismesse, perché non sono mai state prese in considerazione le carceri modulari prefabbricate?>>, chiede al responsabile del dicastero di grazia e giustizia Federico Pilagatti, segretario del sindacato degli agenti penitenziari (Sappe) conscio che a ferragosto normalmente volano solo parole in libertà, su argomenti così spinosi. Eppure in questi giorni si parla come fosse caso raro della morte di due detenute nel carcere di Torino e la stampa, col Ministro Nordio, si ricordano che c’è il problema carceri affollate con 46 detenuti suicidati (…e non si parla mai delle migliaia evitate grazie agli agenti penitenziari). Allora si straparla di sovraffollamento, dignità dei detenuti, del reinserimento bla, bla, bla…PIlagatti è stanco. <<Se togliamo qualche carcere modello su 200 penitenziari, la situazione è drammatica lo stesso poiché mancano poliziotti, educatori, assistenti sociali, mentre l’assistenza sanitaria offerta dalle regioni  è allo sbando. E così questi scienziati ‘pretaporter’ rispolverano la storia delle caserme militare dismesse per metterci i detenuti>>, incalza Pilagatti. Il quale ricorda bene che nel 2019 (ma il gioco è iniziato molto prima) ne parlava il Capo/DAP Basentini che ne aveva individuate qualcuna (tra cui Bari) per poi farne nulla. Oggi invece è Nordio che avanza questo progetto, poiché la costruzione d’un  nuovo penitenziario costerebbe troppo  e ci vorrebbero anni e anni per terminarlo. Ma anche per il Sappe l’Utilizzo delle caserme è <<fumo negli occhi>>, specie dopo l’esempio di S.Vito al Tagliamento dove sono stati mandati i soldi stanziati per un nuovo carcere a Bari, rifiutati dal Presidente della regione Vendola. Infatti proprio in Friuli, dieci anni fa, venne individuata una caserma dismessa per far nascere un nuovo carcere. L’iter iniziale è stato lunghissimo, tanto da ricorrere alla Corte dei Conti che, poi, dette via libera. Ma la caserma, ovviamente, non risponde ai canoni moderni d’un carcere, per questo deve essere abbattuta per rifarne uno nuovo. È stata recuperata solo la palazzina/Comando, che ospiterà l’amministrazione della nuova struttura, mentre i lavori sono iniziati a maggio 2018, però il bando è stato presentato alla Gazzetta Ufficiale Europea nel 2013. Costo? Circa 25 milioni/euro già stanziati dai precedenti ministeri che sarebbero arrivati a 40 nel 2023 per soli 300 posti, mentre con gli stessi soldi a Bari sarebbe nata un penitenziario di almeno 800 posti. Finisce qui? No: i lavori non sono più partiti grazie al ricorso sull’aggiudicazione dell’appalto e siamo al 2023 e l’iter è nuovamente iniziato con la prospettiva che il carcere dovrebbe essere finito nel 2025. <<Ci chiediamo perché le strutture modulari prefabbricate delle carceri non sono mai state prese in considerazione come soluzione alternativa, eppure si tratta di strutture in acciaio di alta qualità, con resistenza eccezionale ad agenti atmosferici e ad altri processi deteriorativi e che possono ospitare fino a 600 detenuti>>, spiega ancora il segretario Sappe, pronto a dilungarsi per spiegare meglio le qualità delle cosiddette ‘carceri leggere’, soluzione possibile al problema oramai drammatico del sovraffollamento penitenziario. E allora, invece di costruire carceri tradizionali – …in ferro e cemento – che servirebbero a riportare in vita antichi scandali tipo le indimenticate “carceri d’oro”, perchè non provare la strada delle ‘carceri leggere’ proposte da chi, nei nostri istituti di pena, ci lavora ogni santo giorno…

Francesco De Martino


Pubblicato il 14 Agosto 2023

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