Cultura e Spettacoli

Caretta Caretta, le ultime oasi

Benché sia la tartaruga più comune del Mediterraneo, la Caretta-caretta è a rischio. Anzi, nelle acque territoriali italiane è ai limiti dell’estinzione. Due i responsabili di questo stato di cose : l’inquinamento e l’antropizzazione. Essendo un animale onnivoro, è facile che la Caretta prenda una busta di plastica per una medusa e ne resti soffocata ; in acqua, inoltre, esiste il rischio di incappare nelle eliche di un’imbarcazione o in reti a strascico. C’è poi il fatto che le aree dove nidificare, oltre che scarse, sono esposte a una dannosa concentrazione di luci artificiali. Ciò disorienta i nati che al calare della sera, quando spuntano dalla sabbia nella quale la madre ha deposto le uova, invece di dirigersi verso il mare avendo come punto di riferimento il riflesso sull’acqua della luna o delle stelle si volgono nella direzione opposta, fuorviate dai lampioni e dai fari delle auto in transito. Per strappare i cuccioli a morte certa bisogna allora costruire barriere con cui mascherare luci ingannevoli e illuminare con fioche fonti luminose il cammino verso il bagnasciuga. E attenzione anche alle  occasionali e notturne anime pie che, intenerite dallo sforzo delle  tartarughine, raccolgono le stesse e amorevolmente le depongono in acqua. Errore. Perché il contatto umano nei primi minuti di vita è sufficiente a causare la perdita di memoria del nido, memoria che in condizioni di normalità consente alle femmine, anche a distanza di anni, di tornare a nidificare sulla stessa spiaggia dove sono nate. Possono in questo caso avere luogo nidificazioni al di fuori del contesto delle aree riproduttive con la conseguente perdita di quasi tutte le uova. Per questa serie di ragioni è sempre da salutare come un evento ogni deposizione di uova nei pochi siti di Puglia. L’ultimo è stato scoperto sabato scorso su un tratto di spiaggia libera del litorale di Campomarino a Maruggio. Il nido, segnalato da alcuni bagnanti, è stato delimitato con una rete metallica dai militari della Guardia Costiera. Successivamente personale del centro WWF di Policoro ha scavato tra la sabbia rinvenendo una settantina di uova, di cui solo una ventina integre (segno che le altre uova erano state calpestate inavvertitamente). Nello stesso sito il 5 agosto 2011 erano state deposte altre uova di tartaruga marina, delle quali ventidue risultavano schiuse tre settimane dopo. Gli altri siti pugliesi dove ancora la Caretta riesce seppure episodicamente a nidificare sono la riserva di Torre Guaceto e alcune spiagge di Santa Maria di Leuca, Torre dell’Orso, Porto Cesareo, San Basilio-San Foca e Pescoluse.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 30 Luglio 2014

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