Carlo e Domenica, storia di disperazione, ingiustizie, graduatorie e alloggi negati
A Carlo e sua moglie Domenica la vita ha negato ogni serenità ed è stata finora generosa soltanto di anni pieni di disperazione e sfortune. Carlo racconta la sua storia, con ogni sconforto immaginabile, spiegando che non ha più la forza di emulare quanti, in situazioni simili, hanno scelto di lasciare la vita terrena non per mano divina. Nessuna possibilità di lavoro per quest’uomo che, quasi ogni santo giorno, staziona dinanzi ai piccoli trasportatori in attesa che qualcuno di loro s’impietosisca e lo impegni in qualche modo, anche per pochi spiccioli. Una vita di stenti in caduta libera che un tempo hanno creato grandi problemi anche nei rapporti con la moglie Domenica, almeno fino a una separazione legale poi, nei fatti, mai attuata e portata all’estrema conseguenza del divorzio. In questo quadro, oggi i coniugi sono uniti, ma rinchiusi nello sconforto più grande: i loro tre piccoli, consegnati in un primo momento ad un istituto ecclesiastico, sono ora stati separati e due di loro affidati in via provvisoria a una famiglia. La mamma, colpita inizialmente da una forte depressione, non intende rinunciare ai suoi diritti, eppure nessuna vera attenzione da parte delle Istituzioni per lei e il marito, se non provvedimenti discutibili da assistenti sociali e tribunali. In mezzo a tutto ciò, trovare un barlume di lavoro per Carlo, che avrebbe potuto invertire le sorti di un’intera famiglia e dei più piccoli, manco a parlarne. Nemmeno l’assurdo di far vivere cinque persone in 30 mq con un bagnetto sul balcone è servito a smuovere le coscienze della Amministrazione Comunale che, benché il pieno diritto acquisito dalla famiglia di Carlo per l’assegnazione di un alloggio, dopo ben 13 anni dalla prima partecipazione al bando pubblico, a tutt’oggi relega questa famiglia a condizioni di vita pari all’indecenza. Tra l’altro il proprietario della loro abitazione in affitto ha fatto sapere che a giorni saranno legalmente “avvisati” di accomodarsi fuori da quei quattro degradati muri a causa di una morosità consolidata da circa un anno. Michele Ladisa, segretario del sindacato Inquilini Confail, ha raccolto l’sos di Carlo B e famiglia, convinto fermamente che Carlo e sua moglie Domenica, insieme ai figli, vadano salvati e soprattutto aiutati. <
Per il Comune di Bari è solo uno dei 1500 sfratti….
Quanto all’avviso di sfratto che ha colpito Carlo e sua moglie –ha spiegato ancora Abbaticchio- è purtroppo soltanto uno dei 1500 provvedimenti analoghi che gravano sulla tenuta sociale della città. La perdita di posti di lavoro e la conseguente situazione di povertà in cui versa il 14% delle famiglie baresi rendono per molti impossibile pagare l’affitto di casa>>. Insomma, l’amministrazione comunale sta portando avanti <<…un lavoro complesso che vede impegnati fianco a fianco gli uffici dell’ERP, del Welfare e i sindacati degli inquilini alla ricerca di soluzioni che tutelino le famiglie a rischio. Ma deve essere chiaro che la città di Bari non può essere lasciata sola ad affrontare i drammi della povertà: per questo è necessario rafforzare l’impegno congiunto di tutte le istituzioni territoriali, dalla Regione Puglia, alla Prefettura, al Tribunale ordinario. Stiamo comunque provvedendo ad approfondire il caso della famiglia Belviso per non lasciare intentata alcuna strada>>. Ma alle “attenuanti generiche” reclamate dall’assessore Abbaticchio, la Confail di Ladisa, che ieri sull’emergenza sfratti ha parlato a lungo nel colonnato in un confronto con enti e amministratori locali, noi non ci sta. <
Francesco De Martino
Pubblicato il 18 Giugno 2013