Cultura e Spettacoli

Carnevale a casa nostra:Putignano e non solo

Esistono località pugliesi al cui nome si vuole far corrispondere una caratteristica esclusiva. Ciò è riduttivo. Perché, per esempio, i trulli non stanno solo ad Alberobello, come i ceramisti non sono di casa soltanto a Grottaglie. E così con Castellana per le grotte, Gioia per le mozzarelle… E il carnevale? Dici Carnevale e Putignano risponde : Presente! Più che rispondere, grida. E grida così forte che ti pare di udire una voce sola. In realtà quello stentoreo farsi avanti copre un piccolo coro. E già, perché manifestazioni carnevalesche si tengono anche a Massafra, Gallipoli, Corato, Andria, Casarano, Taranto, Manfredonia, Poggio Imperiale… Detto anche Dauno o Sipontino, il Carnevale di Manfredonia è quello che più insidia il primato a Putignano. Ma mentre quello di Putignano vanta tradizione plurisecolare, quello Dauno è recentissimo (è nato nel 1954). Eppure gli sono bastati poco più di sessant’anni per affermarsi al punto da essere riconosciuto dalla Regione Puglia come ‘manifestazione di interesse regionale’. Per due volte è stato inserito tra le manifestazioni abbinate alla Lotteria Nazionale e dal 1998 gode del patrocinio UNICEF. Figura chiave del carnevale sipontino è la ‘figura’ (parlare di maschera è improprio) di ‘Ze Peppe’, che rappresenta il contadino il quale al sabato, smessi i panni da lavoro e indossato l’unico (pacchiano) abito buono, scende a spassarsela in paese, dove fa il giro delle cantine, si abbandona a scherzi, canzona tutti, ci prova con le ragazze. ‘Ze Peppe è un fantoccio, una specie di spaventapasseri, un involucro di stracci gonfio di paglia che, portato in processione, apre il chiassoso corteo della maschere. Poi, insediato sul suo trono (una comune seggiola bene in vista), fa da nume tutelare alla libertà di schiamazzo e bagordo. Come tutte le entità arcaiche di questo genere il suo destino, dopo giorni di vino ed esagerazioni, è morire. ‘Ze Peppe, viene allora tirato già dal trono. Tra finti lamenti e altre sconcezze, il corteo funebre si chiude con un falò di cremazione. Allo stesso modo si chiudeva il carnevale a Bari, dove a finire tra le fiamme era il fantoccio di Rocco. Il fuoco è una costante del carnevale, questa espressione ‘anarchica’ di vita che per via dei suoi eccessi giustifica alla fine la necessità della purificazione (benché qualche volta il fuoco sia addirittura preventivo, come nel caso di Gallipoli, dove il carnevale si apre bruciando all’aperto cataste di ramaglie d’ulivo) : Anticamente a Massafra si usava celebrare il Carnevaletto, un rito riparatore che durava tre giorni, durante il quale si accendeva una quantità di ceri, candele e lampade votive allo scopo di domandare perdono al Cielo per le molte offese subite nel corso del Carnevale.

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Febbraio 2015

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