Cartomanzia alla barese
Quanti a Bari praticano la cartomanzia? Se diamo retta a chi viene allo scoperto facendosi pubblicità, possiamo mettere assieme qualche decina di figure ‘professionali’. Parliamo di gente d’ambo i sessi che oltre la cartomanzia pratica forme varie di magia bianca (talismani, amuleti, legamenti d’amore…), che riceve in studio, rilascia ricevuta fiscale e la cui clientela si compone di gente facoltosa e volti pubblici. Accanto a pochi sedicenti ‘maestri’ dai nomi altisonanti e dalle ‘parcelle’ salate e che ricevono in studi con ingressi separati cui fanno da guardiani assistenti da mancia obbligatoria, si allunga una teoria di centinaia di casalinghe (assente a questi livelli la figura maschile) che all’interno delle mura domestiche arrotondano magri bilanci. La cartomante barese è di casa nei quartieri popolari, nei palazzi più vecchi, quelli senza ascensore, dove il citofono non funziona. Per cercarla a Carrassi o al Libertà, bisogna chiedere in giro e avere pazienza. Dai e dai, chi ne abbia vaghezza o necessità si ritrova con un numero di telefono in mano. Sicché finalmente un giorno può bussare alla tale porta, che verrà ad aprire la stessa ‘maga’ (ma quale assistente), una donna non più giovanissima, dall’aspetto che si direbbe anonimo, non fosse per lo sguardo reso acuto dall’esperienza. Alla prima occhiata costei trova conferma dell’impressione ricevuta al cellulare e ‘cataloga’ la nuova cliente, che è quasi sempre una donna comunissima, con un problema di salute o, più spesso, sentimentale. Se non è possibile in salotto, il consulto avviene in cucina, mentre sui fornelli borbotta una pentola e in un angolo riposa una busta carica di ortaggi appena acquistati al mercato. Le carte adoperate sono quelle napoletane, di rado questa donna impiega i tarocchi, che presentano maggiori difficoltà interpretative. Non ha ereditato l’arte dalla madre, che a sua volta… ciò va bene tra rom o tra i discendenti di profughi provenienti dall’oriente ortodosso, non per la cartomante barese che vive tra madonne e crocifissi, quadri di San Pio e Santa Rita. Lei ha scoperto la cartomanzia per caso, un giorno, scherzando. Poi, incoraggiata da parenti e amici, un altro giorno ha deciso di mettersi in gioco, di mettere il proprio ‘dono’ al servizio del prossimo. Deve farlo. Ha da mantenere qualcuno o sé stessa. Non è una donna fortunata la nostra cartomante di San Paquale o di Japigia : Non si è mai sposata o il marito le è morto, il figlio sta lontano… Usa carte logore dall’uso che mischia e dispone con la sigaretta all’angolo della bocca. ‘Vede’ e dice. Concede anche più di una ‘lettura’. Salute, affari e amore sono i tempi più gettonati ; se c’è da approfondirne uso solo, esso viene affrontato da angolazioni diverse ; ovvero, in un caso di corna, la prima lettura è per lei, la seconda è per lui e l’ultima per l’altra. Nel dire la nostra buona donna studia come smussare le asprezze ed esaltare gli aspetti positivi. Per cui, se dinanzi alla carta ‘brutta’ ridimensiona il pericolo senza nasconderlo, al cospetto di quella ‘buona’ dà la stura a tutta la speranza, pur tra richiami alla prudenza. Non manifesta mai fretta, mostra pazienza e comprensione, ripete le cose se necessario. Insomma, come si dice, ‘dà soddisfazione’. La cliente rientra a casa rincuorata, per quanto la sua situazione sia rimasta immutata. Quei venti euro sono stati bene spesi. Serviranno a un’altra donna per pagare un fustino di detersivo, una ricarica telefonica, una bella cima di parmigiano reggiano. Anche le maghe mangiano, usano il cellulare e ‘fanno la lavatrice’.
Italo Interesse
Pubblicato il 12 Giugno 2013