Cultura e Spettacoli

Casa, dolce casa? Mah

Avere un tetto, che consolazione. Quale uggia però le manfrine d’acquisto e vendita. E i traslochi, le sorprese dei ladri, le insidie catastali, le imposte? Ma c’è di peggio : il muratore, l’idraulico, l’elettricista chiamati perché c’è da rompere, aggiustare, fare modifiche… In vetta al peggio si colloca una squadra di operai che si infila in casa per ristrutturarla. C’è chi per certe cose è finito in depressione, oltre che col conto in rosso. Per non dire dei fastidi, dei contrasti e delle liti (anche giudiziarie) che possono scaturire da lavori mal riusciti. Sergio Rubini ne sa qualcosa. Forse per liberarsi da questa particolare varietà di magone ha scelto di parlarne pubblicamente. Intelligente uomo di spettacolo, Rubini non poteva farsi scappare il destro per spettacolarizzare la propria denuncia. E’ nato così “Ristrutturazione”, un lavoro prodotto da Nuovo Teatro e che è stato messo in scena al Piccinni lo scorso fine settimana. Scritto a quattro mani da Carla Cavalluzzi e dallo stesso Rubini, “Ristrutturazione” vede in scena il simpatico teatrante grumese (che dirige sé stesso) accompagnato da una insolita band : Musica Da Ripostiglio… Unanimi i consensi. La storia, per quanto ai limiti del verosimile, è obiettivamente gustosa ; come tale, prende (quanti divertiti mormorii di solidarietà tra il pubblico). Poi c’è Rubini che si racconta, anche al di là del testo, e che con i suoi tempi e modi da affabulatore da bar afferra la platea senza sforzo e ancora senza sforzo la serra in pugno per novanta minuti. Si metta in conto anche la buona qualità di Musica Da Ripostiglio (Luca Pirozzi, Luca Giacomelli, Raffaele Toninelli ed Emanuele Pellegrini), formazione che si distingue per capacità compositiva – tutti brani originali quelli eseguiti – e d’esecuzione, nonché per una spassosa inclinazione allo sberleffo. ‘Ristrutturazione’ combina bene le risorse umane, ora alternandole, ora facendole confluire in una sola voce (esilarante il finale con Rubini che fa da front-man in un blues ‘grumese’). Il lavoro di Rubini si fa apprezzare infine per le soluzioni scenografiche (riproduzione di un cantiere edile), il disegno luci (in stile rock-concert) e la cornice che avvolge il testo : un prologo e un epilogo in cui si dà voce ai maestri dell’architettura : il ‘decano’ Marco Vitruvio e uno dei suoi più remoti discepoli : Gio Ponti. – Prossimo appuntamento per la Stagione Teatrale di Bari : da giovedì 10 a domenica 13 marzo con Emilio Solfrizzi che interpreta ‘Il malato immaginario’ ; adattamento e regia di Guglielmo Ferro ; produzione Compagnia Molière / La Contrada – Teatro Stabile di Trieste ; in collaborazione con Teatro Quirino – Vittorio Gassmann.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Marzo 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio