Cronaca

Case di Cura Riunite: “Il botto deve ancora arrivare….”

. Che pubblichiamo integralmente. “Angelo Bassi, il magistrato integerrimo che “si permise” di trattarmi con umanità pur non avendo mai avuto alcun rapporto non istituzionale con me, mentre era in preda a atroci sofferenze, annunciò ad un mio amico pochi attimi prima di morire che “il mio caso sarebbe terminato con un botto finale”.  E così è stato, anche se quello più fragoroso deve ancora arrivare. Non so se potrò assistere a quell’esplosione, ma di sicuro il mio nome, la mia storia e quella dei miei carnefici, ci saranno. In prima fila, ognuno con le proprie responsabilità e meriti……proprio come diceva l’indimenticabile magistrato. L’azione devastante verso di me e l’azienda che avevo realizzato, ovvero di quelle cliniche che furono un vanto per il territorio barese e un esempio di eccellenza clinica per il meridione di Italia, è terminata. Dopo 17 anni. C’è chi dice di non credere alla superstizione, ma era il 17 dicembre del 2009 quando per l’ennesima volta un collegio giudicante di appello aveva sconfessato sonoramente tutta l’opera costata miliardi, contro di me e coordinata dal Senatore Maritati, all’epoca p.m. dell’inchiesta. Ma non bastò. Chi volle il mio sacrificio, quello della mia famiglia e dei miei dipendenti, non si dette per vinto e in un ultimo disperato tentativo, tentò la strada della Cassazione, che con decisione ha consacrato quanto per anni e in tutte le lingue avevo riferito io e avevano motivato i miei legali. Non bastarono le testimonianze, i riscontri inesistenti, le rogatorie internazionali in mezzo mondo finite con un nulla di fatto, e la mia leale collaborazione a far ragionare i miei accusatori. Dovevo sparire. E così avvenne. Oggi sarebbe gravissimo e in certi versi sconvolgente, se la “signora con la spada” pronta a troncare ogni ingiustizia, a Bari non ottenesse il giusto rispetto. E così mentre si scrive la parola fine “all’assalto alla diligenza”, ora è il tempo della presa d’atto di un fallimento e del riconoscimento morale e materiale di quanto è avvenuto in danno di un innocente. Di mafia si intende. Perché io sono stato accusato di altri reati, che non potevano procurare l’attacco verso tutto il mio essere e consentire di entrare anche nei “buchi delle mie serrature” e incenerire anche la polvere che calpestavo. “L’affare ciclopico c.c.r”. ha sorpassato da tempo i limiti della decenza politico-economico-istituzionale e nonostante le urla di giustizia consacrate in coerenti sentenze penali e civili, non ha fatto muovere nulla e nulla è stato fatto, come se in una sorta di limbo imbalsamato e maledetto da un diabolico sortilegio, “la bestia” doveva restare vittima, in attesa della tanto adorata “bella”.  Quello che è stato più volte e chiaramente scritto “in nome del popolo italiano”, evidentemente ha infastidito i pochi reduci della “lotta verso Cavallari” e così mentre viene consacrato che quanto ho subito è stato davvero troppo, attraverso le ipotesi di mafia e truffa naufragate insieme alle loro congetture, l’unica vittima di questo affare colossale, resto io che ho creato lavoro e sviluppo economico, restando completamente estraneo alle insussistenti accuse del naufragio annunciato. Mi aspetto che il Senatore Maritati come attore principale di una storia tristissima per la giustizia e per il nostro territorio, con il suo noto senso di giustizia avverta il dovere di chiedere scusa a me, alla mia famiglia, e ai miei dipendenti che hanno perso il lavoro. Con la stessa determinazione che lo ha spinto a fare quello che poi si è rilevato una ipotesi investigativa senza successo. Penso che il Sen. Maritati debba avere il coraggio di rileggere la storia, sostenuta dalle numerose interrogazioni del Presidente Vendola, della assessora Godelli (scomparsa incredibilmente e misteriosamente dalla vertenza), dagli articoli e dalle menzogne riportate in centinaia di “cronache”, e i libri pubblicati e venduti sulla pelle mia e di una azienda passata di mano senza troppe esitazioni. La storia vera, che in tutta solitudine ho invocato per anni e che non è stata mai ascoltata ha sostenuto invece varie fortune politiche, una drammatica disoccupazione e l’affermazione di un nuovo modello di gestione della sanità che viviamo ogni giorno. Basta ancora oggi alzare il telefono e chiedere la disponibilità di una Risonanza Magnetica o di una Tac per rendersene conto. Ringrazio il Signore per avermi donato la gioia di aver vissuto un glorioso momento di giustizia, rivolgendogli la preghiera di perdonare chi mi volle così male”.
 Francesco Cavallari
Ex presidente Case di Cura Riunite
 
 
 


Pubblicato il 25 Febbraio 2011

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