Cultura e Spettacoli

Casematte, cose da matti

La foto che illustra questo articolo può trarre in inganno. Sembra un forno a legna, invece è una ‘casamatta’. Ma come, si dirà, una casamatta all’interno di quello che ha tutta l’aria d’essere un residence? (ed effettivamente siamo in uno dei tanti villaggi residenziali di Torre San Giovanni, località prossima a Marina di Ugento). Ebbene, quella cupa struttura in calcestruzzo è lì per caso. In origine, parliamo del 1940, aveva la funzione di difendere un tratto di costa affatto antropizzato, perciò deserto e totalmente esposto alla minaccia degli incursori della Royal Navy. Poi, il mutamento degli equilibri politici internazionali e l’evoluzione del concetto di difesa del territorio decretarono l’obsolescenza di questo tipo di fortificazione. Su di essa, infine, l’Autorità competente rinunciò di fatto a far valere i propri diritti. Il resto lo fece l’invadenza dei palazzinari e degli abusivisti di casa nostra. Così, quella casamatta, non potendo essere distrutta (rimane comunque demanio militare), venne inglobata all’interno di un residence. Cose da matti. Forma esemplare di compromesso all’italiana. Una fine un po’ beffarda per un manufatto militare, che se non altro ha così evitato il degrado a differenza di tante altre strutture analoghe che, abbandonate a sé stesse dalla fine dell’ultimo conflitto, sono fatiscenti. Il destino delle casematte (che tutti erroneamente chiamano bunker, dimenticando che questi ultimi sono rifugi corazzati sotterranei e non fortificazioni) dislocate lungo la costa pugliese sia adriatica che ionica un poco ricorda quelle delle torri d’avvistamento costruite dagli Spagnoli contro la minaccia turca. Di queste ultime, a distanza di quattro secoli sarà in piedi non più di un decimo, del restante 90% restando il solo toponimo. Sarà la stessa cosa con le nostre casematte? Di questo passo possiamo immaginarle buttate giù dai bulldozer, inglobate da residence, ingoiate da condomini, utilizzate come base per costruirvi attorno tutt’altro (come è successo proprio nel Salento a tanti dolmen). Oppure può essere che vengano giù da sole nel giro di un secolo ; essendo in calcestruzzo, piuttosto che in pietra, reagiscono male agli agenti atmosferici. Non stiamo parlando di cose di un qualche valore architettonico, tutt’altro. Tuttavia sono queste fortificazioni hanno il pregio di essere collocate lungo la costa in punti che ancora possiamo definire  strategici se parliamo di opportunità turistica. Si potrebbe studiare un piano di riutilizzo, previo cambio di destinazione d’uso. Sono scomode, e’ vero. Nella maggior parte di esse non si può stare in piedi. Abbassandone però il pavimento… Bisogna farsi venire un’idea. Al presente, colme di immondizia, ridotte a latrine o a ricovero di randagi, rom, clochard e clandestini stringono il cuore.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 15 Ottobre 2013

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