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Caso Clemente, l’opposizione si è prestata ai giochi di Emiliano

Il governatore ha bloccato l'elezione del successore di Gatta e ora potrebbe anche far restare l'esponente di "Azione" al suo posto, se quest'ultimo abbandonasse i terzopolisti

Dopo più di quattro mesi di furibondi attacchi politici e scontri frontali, dentro e fuori del Consiglio regionale pugliese, tra il presidente della Regione, Michele Emiliano, ed il gruppo dei tre neo-esponenti del partito di Carlo Calenda nell’Assemblea di via Gentile, pare sia sopraggiunta una tregua. Infatti, la mancata formazione di un partito unico tra l’ex premier Matteo Renzi ed il suo ex ministro allo Sviluppo economico, Calenda per l’appunto, ha riaperto la speranza, per il governatore Emiliano, di riportare nelle fila della sua maggioranza almeno due dei tre consiglieri che lo scorso dicembre sono confluiti in “Azione”, ossia Sergio Clemente e Ruggero Mennea, che – come è noto – insieme al collega Fabiano Amati hanno dato vita al gruppo dei “terzopolisti” nell’aula del Consiglio regionale pugliese. Che Emiliano abbia avviato un tentativo di recupero di Clemente e Mennea nel perimetro della coalizione che lo sostiene è apparso chiaramente mercoledì scorso quando, in Consiglio regionale, a sorpresa ha dichiarato di non votare la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione di centrodestra e condivisa, con l’avallo verosimilmente dello stesso Emiliano, da una larga fetta di consiglieri di maggioranza, per l’estromettere Clemente dall’Ufficio di Presidenza dell’assemblea, essendo stato di fatto lo stesso Emiliano a spingere in precedenza sull’acceleratore per la defenestrazione del consigliere neo-calendiano da detto ruolo, affidatogli – come è noto – in quota alla maggioranza, di cui però il governatore e la sua coalizione di riferimento volevano che facesse più parte, dopo l’adesione al partito di Calenda. Il dietro front di Emiliano su Clemente ha immediatamente mandato su tutte le furie l’opposizione di centrodestra e, più in particolare, l’ala forzista che è quella che più premeva, perché da oltre sei mesi non riesce ad eleggere nell’Ufficio di Presidenza dell’assemblea il successore di Giandiego Gatta (Fi), eletto – come è noto – alla Camera lo scorso 26 settembre. Infatti, la dichiarazione di “non voto” di Emiliano della suddetta mozione nel caso in specie, oltre ad equivalere ad un voto contrario, ha rappresentato il segnale, ai consiglieri di maggioranza che avevano sottoscritto tale mozione, di non votare più per la rimozione di Clemente dal ruolo di componente dell’Ufficio di Presidenza, senza per altro neppure risolvere il problema di eleggere il sostituto di Gatta da parte del centrodestra, che da quasi sette mesi attende di posizionale il subentrato dello stesso Gatta in consiglio, ovvero Napoleone Cera. Infatti, il centrodestra ha subito capito che la mozione presentata, a prescindere dal motivo addotto da Emiliano al suo “non voto” per la mancanza dei “gravi motivi” necessari alla legittimità della revoca di Clemente da segretario d’aula, non avrebbe avuto più i numeri necessari per l’approvazione con il venir meno dei voti di gran parte del centrosinistra, perciò con il ritiro ha evitato la bocciatura della stessa. Quindi, ancora una volta, l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale si è involontariamente prestata ai giochi del governatore Emiliano, che ha utilizzato la minoranza per tentare di risolvere un “problema” politico scoppiato all’interno della coalizione giallo-rossa che lo sostiene, con il passaggio ad “Azione” di tre dei suoi componenti e che il mantenimento di questi ultimi nel perimetro di governo avrebbe creato sicuramente i presupposti per l’uscita dell’anima pentastellata dalla maggioranza. Sostanzialmente il centrodestra, anziché rivendicare l’elezione del forzista Cera al posto di Gatta prima di farsi promotore della mozione di revoca di Clemente, pur di sbloccare tale nomina, ha verosimilmente accettato il suggerimento del governatore e della sua maggioranza di centrosinistra, ovvero di procedere prima con la sfiducia a Clemente, per poi procedere alla elezione di entrambi i successori, uno di opposizione e l’altro di maggioranza. Un clamoroso “errore” politico, quello commesso dal centrodestra pugliese con la presentazione di detta mozione anti-Clemente, senza aver prima risolto l’elezione del successore di Gatta, che ora sta consentendo ad Emiliano di regolarsi con le strategie per risistemare i “tasselli” inceppati all’interno della sua maggioranza con la formazione, lo scorso dicembre, del neo gruppo regionale di “Azione”. In definitiva, Emiliano in concomitanza con la rottura nazionale del “Terzo polo” di Calenda e Renzi ha fatto retromarcia sui presumibili accordi con l’opposizione di centrodestra per sbloccare l’elezione del successo di Gatta nell’Ufficio di Presidenza. E, contestualmente a tale inversione, il governatore ha anche smorzato i toni contro coloro che appena qualche settimana prima continuava a sostenere di volere fuori della maggioranza e che, in quanto tali, avrebbero dovuto anche rinunciare al posto di Clemente a segretario d’aula. In altri termini, il centrodestra pugliese in tale partita si è forse fatto giocare dall’astuzia politica di Emiliano, che ora invece potrebbe far restare Clemente nell’Ufficio di Presidenza, qualora almeno con quest’ultimo raggiungesse un’intesa per la “cancellazione” della sigla di “Azione” dall’interno dell’aula di via Gentile. Insomma, per il governatore pugliese anche il diritto delle opposizioni di centrodestra ad eleggersi il successore di un proprio esponente nell’Ufficio di Presidenza può diventare il pretesto per regolare gli equilibri all’interno della propria maggioranza giallo-rossa, fino a quando i “conti” tornano a quadrare nuovamente al suo interno. Come verosimilmente sta accadendo in questo caso.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 22 Aprile 2023

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