Cultura e Spettacoli

Caso Duino, fu una mina vagante?

Costruita nel 1923 ed inquadrata nella Compagnia di Navigazione Costiera, la Duino era un piroscafo a trasporto misto (merci/passeggeri) che nel 1942 faceva servizio sulle rotte del basso Adriatico. Al mattino del 18 febbraio 1942 la nave si trovava eccezionalmente nel porto di Cattaro ad imbarcare truppe che rientravano in Italia. Avrebbe dovuto giungere a Bari entro le 19:00. Invece affondò a sette miglia dal capoluogo pugliese. Scomparvero 173 persone delle 217 imbarcate. Cosa mandò a fondo la Duino così repentinamente da impedire al marconista di lanciare il SOS? La nave fu silurata o incappò in una mina? Nel primo caso la presenza di un sommergibile nemico operante nel basso Adriatico avrebbe dovuto essere nota a Supermarina. E invece tra le coste albanesi e quelle pugliesi nessuna unità britannica risultava operativa, almeno in quel momento. Quanto agli sbarramenti minati, il comandante della Duilio, come qualunque altro comandante di navi italiane, non poteva non essere a conoscenza della ‘rotta di sicurezza’. E’ stato detto che a gettare la Duino fuori direzione fu il ritardato funzionamento del faro di San Cataldo, il quale, invece di essere operativo alle 17:00, lo divenne alle 18:45. Ma se tale leggerezza non è credibile in tempo di pace, figurarsi in tempo di guerra. Più probabilmente la sfortunata Duino incappò nella madre di tutte le minacce subacquee : una mina vagante. Queste armi erano per lo più ad ormeggio, nel senso che per mezzo di catene collegate a carichi zavorrati posati sul fondo le mine potevano restare sospese e invisibili sotto il pelo dell’acqua ad una profondità compresa tra i due e i quattro metri. Appena la carena di una nave le sfiorava, i sensori di detonazione si attivavano e l’arma esplodeva, procurando un danno quasi sempre irrimediabile. Ma poteva succedere che la forza del mare spezzasse il cavo d’ormeggio. Trascinata dalle correnti, allora, l’arma andava alla deriva trasformandosi in una minaccia per tutti. Se i fatti andarono così, chissà quella mina da dove veniva. Era italiana? Chissà che non facesse parte di uno sbarramento steso da qualche sommergibile britannico cento, duecento miglia a nord oppure a sud di Bari. Il relitto del Duino giace al largo di Bari su un tratto di fondale non ancora individuato. La difficoltà d’individuazione nasce dal fatto che la profondità, la melma e le incrostazioni non consentono di distinguerlo da altri coevi relitti (identificati e non) andati a fondo nelle stesse acque. – Nell’immagine, un sommozzatore prepara una carica esplosiva per far brillare una mina antinave della seconda guerra mondiale rinvenuta ad agosto di sette anni fa a mezzo miglio dalla costa otrantina.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 6 Giugno 2018

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