Cronaca

Caso Liviano: loro se la cantano e loro se la suonano…

Loro se la cantano e loro se la suonano la musica alla Regione Puglia sul caso dell’ex assessore alla Cultura e Turismo della giunta Emiliano, il tarantino Gianni Liviano, dimessosi appena qualche settimana fa, dopo che l’edizione locale di un noto quotidiano nazionale aveva diffuso la notizia che l’aggiudicatario di una gara ufficiosa (e, quindi, non a seguito di un bando pubblico, ma di una selezione operata dagli uffici dell’assessorato tra alcune ditte invitate a partecipare), per l’organizzazione di alcuni eventi culturali la cui spesa complessiva non superava 40mila Euro, era una ditta della provincia di Taranto il cui titolare (guarda caso!) era stato alle scorse regionali il mandatario per la propaganda elettorale dell’assessore al ramo in carica, Liviano per l’appunto Come è noto, l’assessore da prima si giustificò affermando che la scelta delle ditte invitate a partecipare era stata fatta dal dirigente di Settore e che la sua mancanza era stata quella di non aver informato detto dirigente che la ditta selezionata per l’affidamento era di proprietà del suo amico e mandatario della sua recente campagna elettorale. E’ altrettanto noto che Liviano, a seguito dei clamori mediatici scoppiati intorno alla vicenda, rimise il suo mandato assessorile nelle mani del neo governatore Michele Emiliano, che accettò le dimissioni, affidando la delega alla Cultura e Turismo all’assessore allo Sviluppo, Loredana Capone. Quindi, qualche settimana fa, il Presidente della Regione, accettando le dimissioni dell’assessore alla Cultura e Turismo, ha quantomeno confermato che qualcosa non ha funzionato in quel Settore per la gara in questione e che il responsabile politico della delega, Liviano per l’appunto, bene aveva fatto a rassegnare le dimissioni. Scelta obbligata, oltre che opportuna, quella del governatore Emiliano che così facendo ha per lo meno ammesso la responsabilità politica dell’assessore nel non aver garantito la necessaria trasparenza amministrativa nella gestione di quegli eventi. Ma soprattutto per la negligenza dimostrata nel sovrintendere all’attività burocratica del Settore a lui affidato. Infatti, oltre a programmare e pianificare l’attività, tra i doveri di un buon e diligente amministratore pubblico vi è sicuramente quello di controllare e garantire che procedure gestionali delicate, quali sono gli appalti in affidamento diretto, si svolgano con la necessaria trasparenza ed imparzialità, senza interferenze od abusi da parte degli organi preposti all’esecuzione delle scelte operate dalla giunta. E l’attività di vigilanza è sicuramente altrettanto importante quanto quella di programmazione, considerato che da tempo ormai le responsabilità di gestione nel governo degli Enti pubblici sono affidate quasi esclusivamente non più nelle mani dei politici, ma dei burocrati. Fin qui ciò che è accaduto in precedenza sul caso. Ora, però, sempre attraverso le cronache dello stesso quotidiano che aveva sollevato il caso dell’appalto “affidato all’amico” dell’assessore dimessosi, apprendiamo che, a seguito di un’indagine interna svolta dal vice di Emiliano, l’ex prefetto Antonio Nunziante,  quell’affidamento “è stato legittimo”, anche se però sarebbe meglio, o forse necessario, cambiare le regole del sorteggio delle ditte da invitare per questo genere di appalti. Un sorteggio che, secondo quanto viene riferito, sarebbe sì casuale, ma con un tasto (F9) del computer che in teoria potrebbe essere spinto all’infinito e fino a quando, evidentemente, nel sorteggio non esce la ditta (o le ditte) a cui “qualcuno” è interessato a fare uscire. Un po’ come succede  per il sorteggio degli scrutatori dei seggi elettorali dove, chissà perché, dalle nostre parti è accaduto che molti dei nomi sorteggiati spesso sono sempre gli stessi. Ed in qualche caso è pure capitato che gli stessi nomi sono stati abbinati nel sorteggio anche nelle stesse sezioni elettorali in cui erano capitati in precedenza. Un esperto di computer e programmi ha rivelato che in questo genere di selezione il sorteggio è casuale, però l’esito finale dipende dal meccanismo di casualità stabilito nel programma. Per cui “addomesticare” questo genere di sorteggi non è affatto né difficile, né impossibile per chi conosce la materia. Quindi, non è sufficiente dire che una procedura è legittima, se poi a monte ci potrebbe essere un “tallone d’Achille” che crea dubbi e perplessità. Anzi, un “tallone” che finora è servito solo a dare una legittimità di facciata a chi in politica si è spesso trincerato dietro l’alibi della casualità per non assumersi responsabilità esplicite e dirette su talune procedure. E per poter poi dire pure che “la necessaria trasparenza gestionale è stata assicurata”. A questo punto a che serve aver sacrificato l’assessore Liviano, se l’appalto è regolare ed il meccanismo di casualità nella scelta dei partecipanti era quello di sempre? Forse a salvare la faccia al “tallone d’Achille” della politica? Meglio sarebbe, invece, salvaguardare la dignità e l’onorabilità dell’ex assessore Liviano, incappato involontariamente in un sistema fallace che grazie al suo caso ora è stato messo a nudo. E già solo per questo il consigliere Liviano meriterebbe di essere ripristinato nel suo posto in giunta. E così il caso sarebbe chiuso davvero senza ombre, ma solo con qualche dubbio. Lo stesso che potrebbe riguardare i suoi predecessori e tutti gli altri responsabili politici dei Settori in cui il meccanismo di selezione delle ditte per gli appalti diretti è avvenuto finora con la stessa casualità procedurale.      

 

 

Giuseppe Palella 


Pubblicato il 22 Ottobre 2015

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