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Cassa Prestanza: “I lavoratori non possono pagare per gli errori del Comune”

Sarà un’altra settimana calda per sindacati e lavoratori, tra manifestazioni di protesta e assemblee, quella che comincia mercoledì prossimo, 17 novembre, per i dipendenti del Comune di Bari, in servizio e cessati negli ultimi anni, iscritti alla Cassa di Previdenza Sovvenzioni e Assistenza per ottenere la restituzione delle somme versate. Infatti, sempre sulla base delle indicazioni degli stessi lavoratori iscritti, raccolte nel corso delle assemblee svolte nelle ultime due settimane, i sindacati tutti – finalmente uniti sullo stesso fronte – hanno indetto una giornata di mobilitazione generale dei dipendenti baresi per mercoledì prossimo dinanzi a Prefettura e Comune, con concentramento dalle prime ore del pomeriggio. Nello stesso giorno, peraltro, si riaprirà quel tavolo di crisi richiesto dagli stessi sindacalisti per la risoluzione della vertenza e per evitare il possibile blocco dei servizi alla cittadinanza offerti dallo stesso Comune. Un tavolo che, in seconda seduta, dovrebbe vedere la partecipazione di Sindaco, Deputati e Senatori baresi. E per far capire che fanno sul serio, gli stessi sindacati confederati e autonomi, hanno inviato una lunga e accorata missiva ai vertici di Governo e Istituzionali (Presidente della Repubblica in primis) ricordando i sacrifici di chi, nel corso della propria vita lavorativa, ha subito in busta paga una trattenuta mensile pari al 3% della retribuzione per aver aderito ad una Cassa finita alla deriva delle procedure concorsuali dinanzi ai giudici fallimentari. <<È bene sottolineare che si tratta di una Cassa che era controllata dal Comune di Bari, considerato che il Presidente del CdA era il sindaco pro tempore o suo delegato; lo statuto e le relative modifiche erano approvate dal Consiglio Comunale; tre revisori dei conti su cinque erano nominati dal Consiglio Comunale e i bilanci approvati dal Consiglio Comunale>>, si legge nella nota indirizzata a Sergio Mattarella e Mario Draghi. Ora, al di là della natura giuridica della Cassa (associazione privata non riconosciuta, oppure istituzione pubblica) ciò che conta per i mille e quattrocento dipendenti/iscritti è non perdere le somme che mensilmente sono state trattenute dalla busta paga. Infatti, oggi nella Cassa ci sono somme insufficienti ad assicurare per ciascun iscritto quanto versato. Al massimo (al netto degli importi da riconoscere ai Commissari liquidatori, ai legali e altri, tutti che attingono dai risparmi degli stessi dipendenti) si potrà recuperare una somma che non arriva al 15% di quanto versato. <<E questo non è giusto, non è assolutamente giusto>>, sferzano i rappresentanti sindacali, pronti a ripeterlo in coro con gli stessi dipendenti mercoledì prossimo in faccia a politici e amministratori. Quei soldi, infatti, sono frutto di privazioni e questo perché quei dipendenti hanno avuto fiducia in una Cassa istituita dall’Ente Comunale e che vedeva la presenza attiva di un Ente stesso che nel corso dei decenni contribuiva anche con proprie risorse al mantenimento della stessa. E ora, che succede? Sotto gli occhi di magistrati impotenti e politici inetti e parolai, quasi mille e cinquecento lavoratori pubblici, con famigliari annessi, pagano lo scotto di aver affidato i loro risparmi a un Ente Pubblico che li ha traditi. Anzi, “truffati”, come mettono per iscritto i sindacalisti nei loro comunicati e missive inviate a destra e a manca. <<Le responsabilità del Comune di Bari sono evidenti e per questo chiediamo un autorevole intervento, attraverso gli strumenti che riterrete più opportuni, al fine di farci recuperare tutte le somme individualmente versate. Ci sono alcuni tra di noi che hanno versato anche 30mila euro, mentre molti si attestano tra i 10 e i 14mila. Come si può notare sono importi importanti per chi vive dallo stipendio e contava al momento della cessazione dal servizio su quei risparmi per fronteggiare i bisogni della vita. Siamo lavoratori stanchi e delusi – si legge ancora nella nota sindacale – da un’Amministrazione Comunale che in un primo momento si era messa a disposizione per recuperare le somme versate, innanzitutto accantonando in bilancio risorse destinate proprio alla restituzione delle somme da noi versate e poi anche sostenendo il tentativo di introdurre una legge, mentre ora assistiamo a un deciso arretramento, incurante della responsabilità che ha nei confronti del proprio personale e di quello che potrà accadere alla cittadinanza se si bloccano i servizi all’utenza. Un comportamento incomprensibile, irresponsabile, ingiustificabile, dopo tutte le rassicurazioni e gli impegni assunti>>.

Francesco De Martino


Pubblicato il 12 Novembre 2021

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