Cassa Prestanza: l’ombra del commissario ‘ad acta’
Rinvii su rinvii, traccheggiamenti, misteri e incertezze condite da impotenza e rabbia di oltre mille dipendenti comunali baresi, tutti o quasi defraudati della loro buonuscita. Con l’unica certezza, guarda caso, d’una ventina di milioni – …o giù di lì – che dovevano, appunto, servire a liquidare il personale comunale iscritto dal momento dell’assunzione alla pensione alla Cassa Prestanza comunale. Un fiume di soldi pubblici finiti chissà dove. Senza spiegazioni, soprattutto senza le responsabilità acclarata di chicchiessia, a Palazzo di Città. Dove, anzi, si continua pervicacemente a negare non solo ogni addebito, ma per di più ogni legame con l’organismo che praticamente funzionava come un istituto di credito (pur senza possederne le guarantigie) terminato da fine 2020 nelle spire di giudici e liquidatori che curano quella procedura ‘salvaindebitati’ inventata da una legge di quasi dieci anni fa per cercare, appunto, di salvare il salvabile. E tutto nel silenzio di amministratori e politici locali. “Un silenzio assordante: sono trascorsi oltre due mesi dall’interrogazione (30 giugno scorso) e il sindaco Decaro non ha ancora risposto. Non tanto al sottoscritto, quanto a tanti ex dipendenti che attendono da anni i loro risparmi accantonati sulle buste paga”, torna in argomento il consigliere comunale/coordinatore barese di ‘Fratelli d’Italia’, Michele Picaro. Insomma, la vicenda Cassa Prestanza sta diventando per Picaro la ‘barzelletta di quest’amministrazione’, finchè non verranno ripristinati ‘verità e diritti dei lavoratori’. “Se il Comune non dovesse adempiere a quanto stabilito dal Tar/Puglia che, accogliendo il ricorso degli ex dipendenti, ha ordinato alla giunta di esprimersi sulla natura della stessa Cassa entro il termine perentorio di sessanta giorni, sarà nominato un commissario ‘ad acta’ per l’inerzia di quest’amministrazione”, insiste il consigliere di Minoranza. In effetti i giudici amministrativi della Ia Sezione di piazza Massari, in caso di persistente silenzio dopo la sentenza notificata a giugno (ma in mezzo c’è la pausa di agosto) hanno paventato la possibilità di nominare un commissario prefettizio. Un’ordine scaturito dal dispositivo della sentenza n. 1071/2021 con cui il Tribunale Amministrativo della Puglia, come detto, ha ripassato la palla in campo comunale per decidere se la natura dell’organismo previdenziale che lo stesso Comune di Bari ha gestito per quasi un secolo sia dotato o no di potestà pubblica. E così, mentre i magistrati contabili, quando hanno ‘cassato’ il sostanzioso contributo pubblico a favore dell’organismo previdenziale, hanno definito la “Cassa” a tutti gli effetti un “soggetto” giuridico di natura privatistica, benché sottoposto a controllo pubblico, il sindaco/presidente per Statuto della Cassa Sovvenzioni e Prestiti sembra ancora immerso in quella “”rigorosissima verifica – … parole sue fissate dal sito Internet a dicembre 2018 – delle modalità di gestione in cui s’è determinato questo gravissimo squilibrio finanziario””. Verifica tanto rigorosa e approfondita, che da tre anni a questa parte è ancora in corso…
Francesco De Martino
Pubblicato il 8 Settembre 2021