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Cassa Prestanza, ora a risarcire potrebbero essere gli amministratori

Non c’è pace tra i millequattrocento e più dipendenti comunali che hanno avuto la sfortuna di aderire alla Cassa Sovvenzioni e Prestiti gestito dall’ente comunale così male che ora rischiano tutti quanti di ritrovarsi solo con le briciole di quanto versato nel corso dei loro anni di servizio in Comune. Insomma, spirano nuovamente venti di tempesta con altri giudizi e cause dinanzi a giudici e tribunali, specie dopo la pubblicazione dello stato passivo nella procedura di ‘sovraindebitamento’ azionata dall’amministrazione civica per cercare di mettere riparo ad un bilancio da far venire i brividi. Ma andiamo con ordine. Lunedì scorso s’è tenuta una riunione di almeno un centinaio di quei dipendenti arrabbiati, quelli che hanno aderito al passaparola dei social, presso una sala dell’Università di Bari. Com’era facile da intuire nell’incontro sono stati trattati gli argomenti più urgenti, partendo dalle modalità di calcolo ed eventuale contestazione delle somme da restituire contenute -come detto – nello stato passivo (pubblicate pochi giorni fa sul sito del Tribunale Civile di Bari) e che dovrebbero tendere a risarcire gli aventi diritto. E’ stato, insomma, passato al setaccio il progetto di ‘Stato Passivo Liquidazione Patrimonio’ ex art 14 ter L.3/2012 della relativa procedura pendente al Registro Generale n.2/2021 presso il Tribunale Civile, tanto per restare ai termini legali nudi e crudi. Infatti c’era anche l’avvocato Nicola Sante Caputo con i suoi collaboratori ad analizzarlo, quel progetto presentato dai liquidatori per fare chiarezza, appunto, sulla procedura piuttosto complessa prevista dalla normativa in vigore. E cioè di come la stessa procedura preveda termini assai stringenti per correre ai ripari, cioè per rifare i calcoli e inviarli a chi di dovere. In particolare, il legale ha messo in evidenza che ci sono praticamente quindici giorni dalla pubblicazione per proporre le osservazioni da parte degli iscritti a Cassa Prestanza. E non è finita. E’ stato anche preannunciato che sarà avviata un’azione di responsabilità contro i componenti del consiglio comunale, ma anche contro  consiglio di amministrazione della stessa Cassa, revisori dei Conti e presidenti ‘pro tempore’, almeno fino a quando lo consentono i termini della prescrizione. Insomma, in causa dovrebbero essere chiamati coloro ritenuti responsabili del dissesto dell’ente previdenziale. La tesi di chi si appresta ancora una volta a mettere mano alle carte bollate? Se iscritti ed ex iscritti, a fronte di anni di duro lavoro e trattenute ‘forzate’ in busta paga, potranno contare solo sul recupero di una minima percentuale (circa 15%) di quanto versato, al contrario gli esosi costi della procedura saranno tutti in privilegio o in prededuzione. E in mezzo ci sono avvocati e docenti universitari che hanno prestato la loro opera, per carità regolarmente incaricati, ma che percepiranno a spese dell’organismo somme da 10mila fino a 60mila euro. Un vero schiaffo per lavoratori che, invece, perderanno somme prelevate dalle loro buste paga E così a quei dipendenti sbattuti su un sito Internet uno per uno con accanto ai loro nomi e cognomi le cifre che percepiranno, è davvero salito il sangue agli occhi. <<Io consiglio ai pensionati di farsi supportare da una consulenza tecnica, in modo tale da quantificare correttamente il premio di buonuscita. Poi contesteremo il compenso dei liquidatori e del consulente, ammontante a oltre 100mila euro>>, ha spiegato infine ai dipendenti in assemblea lunedì scorso l’avvocato Caputo. E così è già in corso la raccolta/firme per la ‘diffida interruttiva’ della prescrizione contro sindaco, consiglio comunale, consiglio di amministrazione e revisori…un’altra battaglia nella guerra dei vent’anni per avere giustizia nella gestione di Cassa Prestanza.

Francesco De Martino


Pubblicato il 1 Ottobre 2021

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