Primo Piano

Cassa Prestanza, troppi misteri sul maxicontributo pubblico ai pensionati comunali

Arrivano sempre senza fare troppo rumore negli uffici della Segreteria Generale al primo piano di Palazzo di Città le “minuta” –come si dice nel linguaggio burocratico….- riguardante la Cassa di previdenza, atti e documenti relativi a sovvenzioni e assistenza dei dipendenti comunali. Per non parlare di un provvedimento che, nonostante il Consiglio Comunale non abbia ancora approvato bilanci e conti degli ultimi anni della cassa, interessa quasi sempre ricambi di revisori o presidenti. Manovre sempre piuttosto strane e frettolose, che non aiutano a fare chiarezza su un istituto finito spesso nell’occhio del ciclone, proprio a causa del percorso tortuoso in cui s’è incanalata la Cassa di Previdenza Comunale dopo le elezioni degli ultimi consiglieri d’amministrazione. Elezioni da cui la Fp-Cgil ritirò tutti i suoi candidati, proprio per l’atteggiamento poco trasparente assunto dall’amministrazione e soprattutto da altri sindacalisti, decisi ad occuparne “manu militari” i posti chiave. Del resto lo Statuto della stessa Cassa, pur essendo documento praticamente “secretato” dai responsabili, prevede che il Collegio dei Sindaci Revisori sia formato da tre membri effettivi e due supplenti, scelti direttamente dal Consiglio Comunale, e un altro supplente eletti dall’assemblea dei soci. Assemblea che al momento delle ultime elezioni dei consiglieri aveva già individuato i due sindaci, uno effettivo e l’altro, appunto, supplente, anche loro, come quelli inseriti nel CdA, rappresentanti sindacali della Uil. Essì, perchè forse non tutti sanno che tutte le cariche elettive all’interno della Cassa Prestanza del Comune di Bari, dai consiglieri d’amministrazione fino ai revisori dei conti, sono di stretta pertinenza dello stesso, identico Sindacato, la Uil. Un fatto abbastanza strano, se si considera che, pur maggioritario all’interno dell’Ente Municipale, la Uil non è l’unica organizzazione sindacale presente a Palazzo di Città. Dunque, coincidenza, o c’è qualcos’altro dietro? Difficile scoprirlo, anche perché al Comune da parecchio tempo hanno alzato una specie di muro attorno all’organismo previdenziale dei dipendenti, nonostante le promesse di cambiare tutto, ai tempi  dell’ex assessore Giannini che tenne una memorabile assemblea dinanzi a tutti gli iscritti, alcuni anni or sono. Eppure questa Cassa di previdenza, sovvenzioni e assistenza del Comune dovrebbe servire per garantire una liquidazione più sostanziosa o un prestito in caso di bisogno ai soci-dipendenti ed invece non solo una volta entrati, al momento dell’assunzione, nessun dipendente può uscirne più (c’è in piedi addirittura un contenzioso finito davanti al Tribunale Civile, ma nulla si sa dell’attuale situazione contabile, anche per i prestiti che concede ai soci a tassi molto interessanti. Già, ma a quali percentuali rispetto agli istituti di credito, come dire, normali? Mistero, non è dato sapere: statuto e bilancio debbono restare “top secret”, anche se questo giornale all’epoca dell’assessora-presidente Rinella ha addirittura presentato richiesta di copia per iscritto.  Così non manca chi nutre dubbi su amministrazione, gestione e funzionamento di questo fondo cassa che, pur rassomigliando tanto ad un istituto di credito che presta e gestisce una montagna di denaro, ne elude ogni controllo. Verifiche che sfuggono sistematicamente da almeno quattro anni, come detto, all’approvazione del Consiglio Comunale, nonostante l’assessore ne avesse garantito la discussione nella prima seduta utile dopo la pausa estiva. E invece…ma andiamo avanti per cercare di comprendere come funziona questo istituto economico e finanziario ad uso e consumo dei soli dipendenti comunali. Che però, una volta entrati ed aver aderito alla Cassa Prestanza, non ne possono più uscire, come arpionati da una piovra che non lascia via di scampo. Anche qua nessuno sa bene perché e percome, dato il mistero che circonda un regolamento dai contorni poco chiari, nonostante funzioni come un fondo integrativo, per consentire di arrotondare la magra pensione ai soci. Ai quali ogni mese viene sottratto automaticamente dalla busta paga una bella cifra, che varia mediamente dai 50 euro degli impiegati, ai circa 100 per quadri e dirigenti. E tenendo conto che alla CP risulta iscritto quasi tutto il personale (pare l’ottantacinque per cento dei circa duemila dipendenti municipali baresi) non è difficile tirare le somme che annualmente manovrano presidente, consiglieri d’amministrazione e revisori, senza alcuna verifica da parte dell’Ente. Infatti pochi a Palazzo di Città ha ancora visto copia d’un Bilancio con entrate e uscite, per capire se è vero che solo la voce emolumenti ammonterebbe a quasi 20 mila euro all’anno, abbastanza per spiegare l’animosità dimostrata da dirigenti e sindacalisti delle sigle che controllano indisturbati la loro bella Cassa. Tuttavia, al di là dell’interesse di chi forse ci tiene troppo –e si comincia a capire perché considerati stipendi, gettoni e chissà cos’altro…- ciò che dovrebbe far riflettere l’assessore-presidente è, appunto, la mancanza di trasparenza nella gestione e funzionamento di questa Cassa Prestanza, anche perché quest’anno nel Civico Bilancio sono previsti quasi 500 mila euro, iscritti alla voce assistenza. “Una cosa del genere aveva senso negli enti pubblici, come le Ferrovie dello Stato, quando funzionavano le cosiddette casse mutualistiche, quelle che anticipavano denaro ai poveri impiegati per curare malattie gravi, oppure effettuare interventi chirurgici costosi all’Estero, ma anche cure dentistiche. Oggi la Cassa di Prestanza non funziona più così”, confida un funzionario comunale che non sa più come fare per uscire dalla Cassa, mentre qualche suo collega ha già presentato ricorso in Tribunale. Un istituto in acque agitate, dunque, visto che sugli ultimi bilanci, almeno così dicono, da un bel po’ di tempo s’è accesa la spia rossa. Segno di una crisi di cui, però, nessuno vuol parlare. Ed infatti a chi va in quiescenza oggi al Comune, il saldo dovutogli gli arriva, se tutto va bene, con quasi un anno di ritardo: come mai? Non sarà mica perché lo squilibrio dei conti fra versamenti effettuati dai soci e saldo finale, effettuato in base a criteri un po’ sbilenchi e misteriosi, non garantiscono più il fondo pensionistico? E cosa accadrebbe se quando andranno in pensione decine di assistenti scolastici, malauguratamente, dovesse chiudere i battenti dando la colpa a qualche sindacato, come si sussurra negli ultimi tempi? Ma soprattutto, fino a quando il Pubblico Bilancio, cioè i contribuenti, saranno chiamati a ripianarne questi presunti debiti? Tutte domande ancora senza risposta, al Comune della prima giunta Decaro…

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 3 Dicembre 2014

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