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Cassa Prestanza, ultima carta: ricorso alla legge sul sovraindebitamento

La bella stagione sta per terminare, non cattivi pensieri e brutti presentimenti per dirigenti, impiegati e funzionari baresi iscritti alla Cassa Prestanza del Comune di Bari. Che tra meno di una settimana – e precisamente lunedì prossimo – sono stati chiamati in assemblea presso il Comando della Polizia Locale per decidere praticamente con quali modalità e termini svolgere il ‘funerale’ della stessa cassa mutua, visto ormai assodata la sua morte innaturale. Per ora senza colpevoli, né tanto meno indagati. Fine estate amara, dunque, per i dipendenti comunali baresi, con la matematica certezza che alla fine del proprio percorso lavorativo si ritroveranno con un pugno di mosche in mano. E cioè senza riconoscimento della buonuscita maturata in seguito agli anni di servizio, nonostante i prelievi mensili dalle loro buste paga da parte dell’Ente, nel corso del servizio attivo: un vero e proprio furto, bisogna ribadirlo. Causato da anni e anni di leggerezze e indifferenza degli organi politici e amministrativi al Comune di Bari, ma soprattutto da una gestione dissennata e fuori da ogni controllo. A proposito: com’è stato possibile che dai conti e libri contabili della Cassa siano spariti tanti quattrini, centinaia e centinaia di migliaia di euro senza che se sia accorto nessuno? Che facevano presidenti, consiglieri di amministrazione, e revisori dei conti, mentre i consiglieri comunali di turno per anni contribuivano con fiumi di denari dei contribuenti baresi? Possibile che la colpa sia solo di buonuscite esose, riconosciute a dipendenti assunti con livelli e qualifiche molto basse, per poi andare in pensione (…e quindi incassare somme più che quadruplicate rispetto a quanto versato) coi galloni da funzionari o addirittura dirigenti? Certo che no: ci saranno stati altri episodi di ‘malagestio’ sfuggiti ai controlli. Magari sotto forma di prestiti inesistenti, mutui inventati o bonifici a favore di soggetti che oggi, però, parrebbe impossibile scoprire, visto che libri contabili della cassa e la documentazione annessa risalente agli anni precedenti all’informatizzazione dell’Ente (parliamo dei primi anni Duemila) s’è volatilizzata. I dipendenti-iscritti più arrabbiati si sono fatti i conti in tasca e si sono convinti che le ruberie potrebbero essere avvenute quando della Cassa Prestanza non si parlava tanto, ed era terra di nessuno. Anzi, terra di conquista per personaggi e sindacalisti senza scrupoli che ricorrevano anche alle minacce dei giornalisti scomodi che cominciavano a parlarne. Poi, quando il bubbone è scoppiato e sono iniziate le prime indagini della Guardia di Finanza, sono sparite le mani dalla marmellata, ma il danno oramai era fatto, senza che nessuno ne rispondesse a Palazzo di Città. E’ ovvio che ora si cercano i capi espiatori, si fanno ipotesi e congetture che, come detto, sarà molto complicato -…per non dire impossibile – accertare e soprattutto provare. Tutto questo nonostante impegni e promesse di chi, dopo anni e anni di silenzi e indifferenza, solo ora alza la voce, scrive comunicati e pare essersi accorto del fallimento della fu Cassa Prestanza Comunale. In ogni caso lunedì prossimo toccherà a Nicola Notarnicola, l’ultimo esperto contabile e ottimo conoscitore della materia nominato dal sindaco Decaro, relazionare sulla situazione finanziaria, certificando dinanzi a tutti gli iscritti presenti l’impossibilità a conseguire gli scopi sociali della Cassa. Infine bisognerà nominare un liquidatore, magari autorizzandolo a presentare ricorso dinanzi al Tribunale ai sensi della legge n. 3/2012 sul sovraindebitamento, meglio nota come legge ‘salvasuicidi’… che brutta fine!

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 3 Settembre 2019

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