Primo Piano

Cassa Prestanza: una montagna di ricorsi e interrogativi senza risposta

Sempre in primo piano la Cassa Prestanza al Comune di Bari, dove nella seduta di consiglio comunale dello scorso 11 dicembre, su proposta della consigliera/candidata sindaca Irma Melini, sono stati approvati un paio di ordini del giorno per poter liquidare la buonuscita di Cassa Prestanza ai dipendenti già andati in pensione e l’altra che impegna il sindaco a ripristinare il prelievo della quota di Cassa affinché la stessa non muoia, prima che si individuino altre soluzioni per riconoscere il maturato a chi ha versato fino ad oggi. Il problema è che sono trascorsi altri due mesi e, non solo il sindaco non si è impegnato come il consiglio comunale aveva richiesto, non solo non si è opposto con i numeri della sua maggioranza all’approvazione di quell’impegno, come avrebbe potuto fare, ma per di più alla richiesta di chiarimenti da parte della Melini non ha battuto ciglio. Motivo per il quale io oggi, a causa di questi comportamenti, la consigliera ha chiesto la “formale censura” del primo cittadino, un atto che certo non convincerà il sindaco Decaro e l’assessore presidente della Cassa, Pierluigi Introna, a mutare la rotta del silenzio a ogni costo sull’argomento. Specie a tre mesi scarsi alla scadenza del loro mandato. Del resto era oramai chiaro a quasi tutti che la decisione di lasciare la Cassa annegare in un mare di guai, tra inchieste penali in corso, denunce e contenziosi (un altro centinaio di dipendenti-soci si sono rivolti al legale per l’accesso ai documenti dell’organismo, prologo di un’altra valanga di ricorsi, esposti, denunce e cause dinanzi a tribunali e procure) consegnando la ‘patata bollente’ ai futuri amministratori, era la linea adottata dall’amministrazione uscente. <<Prendo le distanze da chi continua a prendere in giro i dipendenti comunali, sperando che le promesse lo salvino ancora in vista delle elezioni di maggio», ha confermato la stessa Melini, candidata-sindaco alle Amministrative 2019. Intanto, però, sale a mille la tensione e la rabbia tra i circa mille e cinquecento soci-dipendenti della cassa mutua comunale, decisi a non abboccare più a lusinghe e promesse d chi adesso pare abbia messo in giro tra gli stessi dipendenti la voce che il Comune sarebbe pronto (da subito) a riconoscere percentuali fino a 30 per cento delle somme versate, procrastinando fino al 2028 il versamento delle somme residue. Più credibili gli interrogativi posti, invece, da chi ha riscontrato che solo dal 2008 la Cassa Prestanza del Comune di Bari risulta iscritta presso la Agenzia delle Entrate, durante l’amministrazione Emiliano, assessore-presidente la dottoressa Antonella Rinella. E allora, come mai l’Ente solo allora provvide a questo passo? Come mai dal 1924 –anno di nascita- in poi, nessuno ha mai pensato a regolarizzare gli aspetti fiscali e contabili dell’organismo che, in ogni caso, ha sempre interessato giri di denaro tra conti correnti e bancari? Tutte domande ancora senza risposta, con la matematica certezza, oramai, che alla fine del proprio percorso lavorativo fin troppi lavoratori comunali baresi si ritroveranno con un pugno di mosche in mano. E cioè senza riconoscimento della buonuscita nonostante i prelievi mensili dalle loro buste paga per una vita, quand’erano in servizio attivo: un vero e proprio ‘furto’, bisogna riconoscerlo. Causato da anni e anni di leggerezze e indifferenza degli organi politici e amministrativi al Comune, ma soprattutto di gestione dissennata e fuori da ogni controllo. E allora, chi spiegherà (…e quando) com’è stato possibile che dai conti della Cassa siano spariti centinaia e centinaia di migliaia di euro senza che non se siano accorti presidenti, consiglieri di amministrazione, e revisori dei conti? Insomma, bisognerà andare fino in fondo a questa brutta vicenda, senza accampare scuse inaccettabili, tipo la ‘sparizione’ di carte, fascicoli e documenti dagli archivi comunali, come pare stiano rispondendo dagli uffici preposti ai legali dei tanti dipendenti che stanno chiedendo chiarimenti e spiegazioni ufficiali, ai sensi delle norme sulla trasparenza. Magari cominciando con il verificare le operazioni bancarie –…una ad una- degli ultimi dieci anni nei conti bancari della Casa Prestanza, per scovare operazioni poco chiare, eventuali buchi neri o ammanchi.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 23 Febbraio 2019

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