Cultura e Spettacoli

Cavalli, bighe e ippodromi alla buona. Forse.

Più fonti concordano sul fatto che durante l’impero di Claudio, Tigellino, destinato a divenire il crudele braccio destro di Nerone, potette arricchirsi gestendo ippodromi nelle Puglie e in Calabria, come allora era chiamato il Salento… Ippodromi in Puglia? La nostra terra può vantare avanzi di anfiteatri romani, non di ippodromi. Se li ebbe, essi non raggiunsero mai le dimensioni di un Circo Massimo. Diversamente qualche rudere sarebbe rimasto. Tutto ciò che si può immaginare sono doppi rettilinei raccordati da curve a breve raggio ricavati ai margini dei centri più ricchi livellando superfici o adattando alla bisogna spianate naturali. Su queste piste in terra battuta, avvolte non da gradinate bensì da steccati dietro cui stazionava la folla, si sfidavano cavalieri e/o conduttori di bighe (le quadrighe potevano correre solo all’interno delle più grandi strutture). Tra la folla si può pensare elevato il numero degli scommettitori. Così elevato da indurre l’Autorità a regolamentare il gioco con l’istituzione di giudici di gara e allibratori. Se i primi stazionavano su torrette elevate all’altezza del traguardo per stabilire l’ordine di arrivo (e ti voglio stabilire ad occhio una vittoria per ‘mezzo muso’), i secondi dovevano operare dietro un tavolino, magari affiancati da nerboruti guardaspalle. Come operavano gli allibratori nei giorni di Roma? Forse con due lavagne, di cui la prima era destinata a indicare le quote dei cavalli o delle bighe, mentre sulla seconda venivano segnati i nomi degli scommettitori, il numero della corsa e quello della puntata. In questo caso un funzionario doveva vigilare che nulla venisse cancellato fino all’inizio della gara successiva. Altri funzionari, poi, non potevano non essere distribuiti lungo il percorso per vigilare che i concorrenti non violassero il regolamento di gara. E molti dovevano essere gli addetti alla manutenzione dei cavalli, delle stalle, dei magazzini-ricovero per le bighe, dello spogliatoi dei fantini-aurighi… Una così articolata varietà di figure professionali necessitava di una organizzazione gerarchica di ordine piramidale. Al vertice, c’era il  Responsabile, chiamiamola così la figura preposta alla gestione dell’ippodromo. Gestione che doveva stare particolarmente a cuore a Roma, che da un giro d’affari sicuramente imponente ricava un gettito erariale di tutto rispetto. Di qui l’imprescindibilità della nomina imperiale. Tigellino si assicurò l’appalto della nostra terra. Era questa una piazza ricca quanto a corse e scommesse? Non possiamo dirlo. L’assenza di avanzi di ippodromi fa pensare a strutture alla buona e a volumi di gioco contenuti Ma non è nelle bettole che si giocano le migliori fortune piuttosto che nelle fastose case da gioco? Chissà, forse Tigellino non fece un magro affare.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 17 Maggio 2016

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