Cronaca

“C’è ancora da fare per ridurre la mobilità passiva ma significativi passi avanti ci sono”

Oncologico di Bari. Intervista con il dg Alessandro Delle Donne

Sanità, liste di attesa, problemi di ogni tipo e autonomia differenziata. In un momento agitato per il ssn, le cose sembrano andare meglio all’ Oncologico di Bari con una attività di ricerca di primissimo ordine. Merito senza dubbio di una buona organizzazione e della sapienza gestionale del dg dottor Alessandro Delle Donne. Lo abbiamo intervistato.

Dottor Delle Donne, che fare per abbattere le liste di attesa e soprattutto come fate voi all’Oncologico ospedale che ha imboccato la via giusta?

“Il tema delle liste d’attesa è un tema molto complesso che coinvolge l’intero sistema della sanità, dal medico di famiglia che fa la prescrizione al governo nazionale a cui spetta l’organizzazione delle risorse umane, strumentali ed economiche. Di fronte a questo tema così ampio, posso rispondere per quello che riguarda l’Istituto Tumori che dirigo che è una realtà speciale, in virtù dei pazienti particolarmente fragili che lo frequentano, pazienti che combattono con la malattia ma anche e soprattutto combattono con il tempo, perché un solo giorno di ritardo nella diagnosi o nella cura può davvero fare la differenza fra la vita e la morte. Per questi pazienti, noi abbiamo dato centralità al CORO, il Centro di Orientamento Regionale Oncologico, che è dedicato proprio ai pazienti con sospetta diagnosi e con diagnosi accertata. Il CORO garantisce entro 72 ore dal primo contatto una visita con l’oncologo e una batteria di esami strumentali necessari alla diagnosi. Dopo la diagnosi, e l’avvio della terapia, il paziente rimane in carico al team multidisciplinare che lo segue perché possa organizzare e pianificare tutti gli esami di follow up, senza dover andare di ospedale in ospedale a cercare posti per visite o esami strumentali: è lo stesso oncologo che ha in cura il paziente che si occupa di prescrivere ed eventualmente prenotare le visite successive. Questa organizzazione ci ha permesso, quest’estate, di seguire oltre 300 trattamenti radioterapici, pur avendo una macchina per la radioterapia in meno, perché in via di sostituzione. Ciò è stato possibile grazie ad un’accorta organizzazione del lavoro dell’unità operativa, e alla disponibilità di tutta l’équipe di radioterapia, medici, infermieri e tecnici, che ha esteso l’orario di trattamenti dalle 7 alle 21. I due medici radioterapisti del gruppo mammella/polmone, poi, hanno permesso a tanti pazienti di avviare i trattamenti, garantendo per tutti la piena tempestività della presa in carico, senza gravare in alcun modo sulle altre aziende sanitarie della regione e senza mandare indietro nessun paziente. Allo stesso modo, la sala operatoria e tutte le unità operatorie di chirurgia hanno lavorato a ritmo sostenuto per tutta l’estate: dal 1° giugno al 31 agosto sono stati eseguiti 577 interventi chirurgici, il 10% in più rispetto al 2023. Abbiamo sfruttato al massimo le risorse tecniche e strumentali a disposizione, confidando nella professionalità di tutto il personale, con l’obiettivo di ridurre al minimo i tempi d’attesa per i pazienti”

Ritiene che oggi il Sistema Sanitario Nazionale dia risposte soddisfacenti e che i cittadini siano tutti sullo stesso piano?

“La domanda di salute è sempre crescente, perché è crescente l’aspettativa di vita degli italiani. Questo significa che le domande al Sistema Sanitario Nazionale saranno sempre di più e richiederanno risposte sempre più adeguate. Il nostro sistema sanitario, che ci invidia tutto il mondo, si fonda sull’universalità, l’eguaglianza e sull’equità. Tutti possono accedere ai servizi sanitari, ai farmaci, alle terapie, anche le più costose e questo perché, secondo quanto previsto dal nostro ordinamento, la salute non ha prezzo. Ha però un costo, questo sì, e bisogna fare i conti proprio con questo aspetto. Oggi i costi della gestione della sanità si valutano sui volumi di prestazioni e non sugli outcame e non sulla prevenzione: si valuta cioè quanti interventi sono stati eseguiti, quanti ricoveri sono stati fatti, quante malattie sono state curate. Ecco, bisognerebbe invece ribaltare il ragionamento, adottare una governance differente finanziando di più e meglio la prevenzione, le campagne contro tabagismo, obesità, alcoolismo, dipendenze in genere, i programmi di screening, tutte le iniziative che promuovono corretti stili di vita. Più che calcolare il valore della produzione, bisognerebbe misurare la produzione di valore. Più che finanziare la sanità, bisognerebbe tutelare la salute. In questo modo, i cittadini potranno avere più risposte ai loro bisogni.”

Secondo lei l’autonomia differenziata comporta dei rischi?


Come prima, si tratta di un tema molto ampio, per il quale io posso rispondere solo per ciò per cui lavoro ogni giorno. Il nostro Istituto è partner della rete AMORE, l’Alleanza Mediterranea Oncologia in Rete, che riunisce gli Irccs oncologici del Sud: l’istituto tumori di Bari, il CROB, il Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata, di Rionero in Vulture, nel potentino, e l’Istituto Nazionale Tumori ‘Fondazione Pascale’ di Napoli. Costituita nel novembre 2017, la rete AMORe promuove iniziative di sperimentazione e innovazione gestionale, sostiene l’attività di formazione del personale degli istituti della Rete e, soprattutto, coordina progetti di ricerca oncologica traslazionale in rete, con l’obiettivo di creare una rete delle reti oncologiche del sud, condividendo percorsi di diagnosi e terapia e presa in carico nel comune obiettivo di ‘ogni cura al sud’. Molto c’è ancora da fare per ridurre la mobilità passiva ma significativi passi avanti ci sono: a luglio, la regione Puglia è stata fra le 13 regioni ‘promosse’ dal Ministero della Salute per la capacità di garantire i LEA”.

Ha parlato di ricerca. Quanto è importante?
La ricerca è una parte essenziale del nostro Istituto che è un Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Significa che oltre a curare i pazienti, ci occupiamo anche di trovare delle nuove cure e delle nuove strade terapeutiche per questi pazienti. Sono ad oggi attivi decine e decine di studi clinici con i quali i pazienti hanno accesso a farmaci nuovi, sperimentali, che offrono loro nuove opportunità, quando le terapie tradizionali non hanno dato l’esito sperato. Più ricerca, quindi, significa più speranza per i pazienti. Proprio perché crediamo nella ricerca, abbiamo deciso, per il terzo anno consecutivo, di celebrare la notte europea dei ricercatori e delle ricercatrici, con un grande evento, aperto a tutti, in programma venerdì 27 settembre, dalle 19, nell’auditorium dell’UCI Cinemas Showville, di Bari. Sarà una serata dedicata alla divulgazione scientifica, con l’intervento del divulgatore scientifico Roberto Giacobbo e di nostri ricercatori, che racconteranno al pubblico gli studi più interessanti in corso. Ci sarà però spazio anche alla musica e all’intrattenimento, grazie alla presenza di Sergio Rubini, che da tempo è nostro testimonial. Insomma, una serata da non perdere”

Bruno Volpe


Pubblicato il 25 Settembre 2024

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