C’è ancora rischio amianto all’ex Gaslini, ma dal Comune tutto tace…
Sono ancora troppe le paure, dubbi e timori sulla presenza di amianto in moltissime aree della Città e prima delle elezioni amministrative, in occasione della decisione del Comune di Bari di trasferire gli operatori del mercato del lunedì di via Tommaso Fiore, proprio nell’area tra via Napoli e via Madonna della Rena, c’era chi aveva chiesto chiarimenti e soprattutto rassicurazioni, ma senza ottenere risposte. Infatti, senza aver minimamente accolto gli appelli degli operatori di quel mercato che si teneva il lunedì di fronte al Palazzo di Giustizia di via Nazariantz – fortunatamente trasferiti altrove – sull’assenza di amianto e ruggine nello spazio nei pressi delle ex acciaierie Scianatico, è sceso in campo il MoVimento 5 Stelle di Bari, Che l’estate dell’anno scorso ha depositato un’interrogazione all’ex Sindaco Emiliano per chiedere <<…la conferma ufficiale della reale assenza di amianto dalla nuova area mercatale nella quale sarà trasferita la piccolissima imprenditoria barese>>. Eppure i grillini non sono gli unici a essere preoccupati per la situazione a rischio amianto e sul grado ed inquinamento da amianto riscontrato a seguito dei sopralluoghi nel sito dell’ex fabbrica Scianatico. Torniamo al passato e cioè all’inizio del 2007, quando fu il Direttore dell’Agenzia Regionale alla Protezione dell’Ambiente a confermare di sapere che all’ex Gaslini ci fosse amianto. Tant’è che, d’accordo con l’Amministrazione, in sede di approvazione del progetto preliminare, l’Arpa Puglia aveva imposto alla ditta proponente del piano di programma un Piano di caratterizzazione per la successiva bonifica del sito stesso. Successivamente l’ex assessore e consigliere comunale, Giuseppe Loiacono, chiese di vederci chiaro in questa vicenda, anche perchè lui fu uno dei pochi, nel corso della seduta consiliare di approvazione dell’accordo di programma ex Gaslini, a votare contro. Perciò Loiacono spedi’ una lunga e dettagliata interrogazione a Sindaco, assessore all’Ambiente e assessore all’Urbanistica, partendo proprio dalla delibera di Consiglio Comunale del 4 agosto (n° 2006/00090) di ratifica dell’Accordo di Programma tra Regione Puglia e Comune di Bari per il recupero e riqualificazione delle aree ed immobili relativi allo stabilimento EX Gaslini. Un accordo, ricorda ancora oggi l’ex assessore comunale ai Lavori Pubblici, finalizzato alla realizzazione di un polo produttivo-terziario, che nel riportare tutti i passaggi dell’istruttoria della pratica “…non ha riferimento alcuno circa l’eventuale inquinamento da amianto”. Lo stesso provvedimento, nel riportare i contenuti della Conferenza di Servizio svoltasi otto mesi prima di quel consiglio, precisamente il 7 ottobre del 2005, in particolare esplicitava le osservazioni rappresentate dal Comune di Bari-Ripartizione Ambiente. Osservazioni in cui si afferma di far rinvio alla nota prot. n. 222586 del 20.9.2005 e si resta in attesa di acquisire informazioni sufficienti ad individuare i possibili impatti provenienti dalle lavorazioni in passato svolte”. Tutto piuttosto vago, dunque, tanto che quella lettera risalente al 20 settembre 2005, riportava testualmente: “Con riferimento all’oggetto ed atteso che l’intervento proposto interessa un sito industriale dimesso si evidenzia che nei documenti trasmessi non vengono fornite informazioni sufficienti ad individuare i possibili impatti provenienti dalle lavorazioni in passato svolte e dalle tipologie impiantistiche a suo tempo utilizzate”. Nella sua interpellanza rivolta a Emiliano, Maugeri e Abbaticchio, si leggeva che le lavorazioni del sito dimesso riguardavano essenzialmente materiali oleosi per la produzione di cera e simili e che evidentemente il Piano di caratterizzazione richiesto dall’ARPA, successivamente prodotto dai privati promotori della proposta, si riferirebbe agli accertamenti del grado di inquinamento del sottosuolo prodotto esclusivamente da tali lavorazioni. E non anche dalla presenza di amianto. Ma non basta. Ancora oggi bisognerebbe sapere da Sindaco e assessori competenti se il Piano di Caratterizzazione presentato dal privato ed acquisito dalla Conferenza di servizio riguarda esclusivamente l’inquinamento prodotto nel sottosuolo dai materiali di lavorazione o anche dalla presenza di amianto. E nel frattempo, qualora la Caratterizzazione non riporti il livello di inquinamento da amianto, sarebbe bene capire se non sia anche il caso di revocare il provvedimento di ratifica dell’Accordo di agosto scorso “in autotutela” dal Consiglio Comunale. In quanto, conclude l’ex assessore ai Lavori Pubblici, al momento della sua approvazione nessuno sapeva niente, almeno ufficialmente, della presenza di inquinamento da amianto. E con tutti questi dubbi tra non molto a ridosso di quell’area a rischio lavorano centinaia di persone, all’aperto e senza protezione alcuna….
Francesco De Martino
Pubblicato il 27 Settembre 2014