C’è chi “cena in bianco” e chi vive in roulotte
Sono circa 6.129 le famiglie in emergenza abitativa nel sud d’Italia e la Puglia si colloca al 2° posto nella classifica nazionale con circa 1.101 famiglie in difficoltà, delle quali 199 residenti nella città di Bari (fonte ORCA-Regione Puglia). Ma questa è solo la punta dell’iceberg del problema, il fenomeno, infatti, dilaga da tempo in tutta Italia. Secondo il Rapporto OASIT (Osservatorio sull’Abitare Sociale in Italia) 1,5 milioni di famiglie non riescono a pagare l’affitto e 900 mila hanno difficoltà con il mutuo. L’indicatore internazionale “Severe Housing Deprivation Rate” calcolato da Eurostat, misurando la percentuale di popolazione che vive in condizioni precarie, ha attestato che l’Italia si colloca ultima tra i Paesi dell’Europa occidentale con un tasso del 7.3% contro il 3% della Francia, il 2.9% della Gran Bretagna, il 2.1% della Germania a fronte di una media europea del 6%. Ciò significa che in Italia sono in una condizione di disagio abitativo 7,3 famiglie su 100 ovvero su 22 milioni di famiglie, 1,6 milioni sono in condizioni di emergenza (1 su 10). E mentre le Istituzioni spendono 62 milioni di euro l’anno per l’accoglienza dei clandestini nei Cara che costano tra i 34 e i 36 euro procapite al giorno, gli italiani ormai considerati ospiti e cittadini di serie B a casa loro, non hanno diritto allo stesso trattamento riservato agli extracomunitari. Ciò comporta che, nella migliore delle ipotesi, i nostri connazionali finiscono per accamparsi in strada privati anche della dignità, nel peggiore arrivano a compiere tragedie ben più gravi, nella totale indifferenza dello Stato.Tra i tanti casi a Bari, sta facendo discutere quello di Monia, madre quarantenne che a causa di uno sfratto vive da più di un mese con i suoi due figli di 21 e 23 anni in una roulotte nel parcheggio del Centro Commerciale Ipercoop in viale Pasteur. La donna, in attesa di ricevere il riconoscimento di invalidità a causa di una malattia, lavorava come Operatrice Socio Sanitaria ma a 500 euro al mese non riusciva a far fronte a tutte le spese per mantenere un’abitazione. Il figlio minore, ha dovuto lasciare la scuola superiore per lavorare in un negozio di detersivi a 90 euro a settimana part-time: <
Maria Giovanna Depalma
Pubblicato il 17 Luglio 2015