Cronaca

Cemento e strade, ma anche natura: camminando tra le lame

Fino a quando i padroni di terre e città potranno impunemente aprire le porte a centri commerciali e ipermercati che distruggono la natura e il territorio annesso? Le Associazioni “Villaggio Lavoratore Stanic”, “Terra e Giustizia Sociale”, “Orto Circuito”, “Compageros”,”Zero e Lode”, Comitati “Stop al consumo del suolo dell’Area Metropolitana di Bari”, “Stop ai Centri Commerciali”, Movimento ambientalista e sociale “Friday for Future” e tante altre avevano indetto una conferenza stampa per il giorno 11 gennaio scorso, con appuntamento presso l’area adiacente alla ‘Telecom’ di strada S. Caterina a Bari, proprio di fronte al Centro Commerciale Mongolfiera. E sempre sabato scorso, durante la conferenza, alla presenza di comitati e associazioni, sono state esposte le questioni sollevate dalla cementificazione selvaggia di quell’area, incatenata da un nugolo di centri commerciali che ne hanno fatto tra le aree più iper-mercatalizzate d’Europa. Tante, dunque, le rivendicazioni sollevate l’altra mattina prima, durante e dopo la passeggiata nei pressi della Mongolfiera di strada Santa Caterina, a cominciare dall’impossibilità di alcuni proprietari di suoli della stessa zona, di accedere alle loro terre. Appunto, a causa dell’ennesimo cantiere per la costruzione di un centro commerciale in una zona -come detto – già satura, iper-concentrata. A seguire è stata effettuata una passeggiata fra le lame della zona che s’è snodata percorrendo un pezzo del camminamento materano verso la Madonna della  Grotta, per poi percorrere la via del vecchio Seminario. Lungo il percorso in mezzo a ciò che resta d’una natura un tempo incontaminata, s’è potuto ammirare il prolungamento del torrente Picone (chiamato Canalone Deviatore), attraversando il letto della lama La Marchesa la cui continuazione è denominata “Canalone della lama La Marchesa. E poi altre tre lame: ‘Lamberti’, ‘Torre della Monaca’ e ‘Calabrese’ che confluiscono nella lama ‘La Marchesa’ e a sua volta le sue acque, dopo aver attraversato una parte di canalone, sfociano nel canale deviatore Picone costruito circa nel 1930 e, nel circondario di questo territorio ci sono masserie antiche, torri e ipogei. La passeggiata, riuscita anche grazie a una giornata soleggiata, anche se freddina, ha visto la partecipazione d’un centinaio di persone di tutte le età: dai più piccini a ragazzi, adulti e più anziani, provenienti anche da Molfetta, Barletta, Cisternino, Fasano e persino Lecce. L’iniziativa lanciata dalle associazioni baresi maggiormente legate al territorio s’è conclusa con un’assemblea e un “banchetto vegetariano” presso la sede dell’Associazione di promozione sociale Zero e Lode. L’obiettivo della passeggiata? Conoscere la trasformazione del territorio con la grave perdita della storia del nostro passato e consumo di suolo verde e/o agricolo in quanto asfalto, strade, cemento, continuano a mangiare terra provocando danni ambientali, impatto da traffico veicolare caotico, danni economici alle piccole attività produttive e commerciali (negozianti, ambulanti, piccoli agricoltori, artigiani), ma anche danni sociali con l’impoverimento generale del territorio. E tutto questo per dare spazio a nuove strutture commerciali che prima suonano la grancassa dell’occupazione e della ricchezza e poi, senza alcun preavviso, licenziano e tutto spiano. <<E’ necessario garantire un futuro al nostro suolo e conseguentemente all’ambiente che ci circonda e si potrebbe iniziare riqualificando le aree cementificate in stato di abbandono o dismesse (…ce ne sono tante) e conseguentemente lasciare intatte le campagne la cui importanza per la sopravvivenza è decisamente sottovalutata>>, hanno sottoscritto in un documento le associazioni e i cittadini che quattro giorni hanno deciso di passeggiare tra quel che resta delle nostre lame.

Francesco De Martino


Pubblicato il 15 Gennaio 2020

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