Cultura e Spettacoli

C’era una volta un piccolo piroscafo…

 

 

E’ noto che ad accelerare la sconfitta (anche) navale dell’Italia nell’ultima guerra fu insieme alla penuria di carburante e alla mancanza del radar l’assenza di portaerei. Eppure una nostra portaerei avrebbe dovuto portare il nome ‘Città di Bari’… Nel 1928 lo Stabilimento Tecnico Triestino varò una classe di motonavi da oltre tremila tonnellate di stazza lorda. La Rodi, la Egeo, la Egitto e la Città di Bari erano state progettate per essere convertite in caso di necessità in unità da assegnare al naviglio bellico (il tonnellaggio contenuto, tuttavia sufficiente a consentire la navigazione in alto mare senza problemi, permetteva velocità vicine ai quindici nodi).  Nei primi anni trenta, alla vigilia della campagna d’Etiopia, si progettò di requisire e trasformare la Città di Bari e le altre navi della stessa classe in portaerei di scorta (più lente e più piccole della portaerei, quelle di scorta erano più che altro destinate a trasportare velivoli e attrezzature destinate ad altre unità navali o basi terrestri). Ma considerazioni di carattere tecnico – il modestissimo numero di aerei che quelle unità potevano imbarcare e la scarsa lunghezza del ponte – fecero sì che il progetto rimanesse sulla carta (una portaerei di scorta venne però impostata nel 1936 modificando lo scafo del ben più voluminoso transatlantico Augustus ; avrebbe dovuto chiamarsi Sparviero e stazzare oltre 30mila t., ma a causa dello sfortunato andamento del conflitto non fu completata per tempo ; nel 1944 il suo scafo venne affondato all’imboccatura del porto di Genova dai tedeschi in ritirata). Con l’entrata in guerra dell’Italia, comunque, tre di quei quattro piccoli piroscafi furono requisiti dalla Regia Marina. Modestamente armata come la Rodi e la Egeo con due cannoni da 120/45 mm e quattro mitragliere da 20/65 mm, la Città di Bari venne trasformata in incrociatore ausiliario ; come tale sarebbe stata impiegata per la scorta a convogli minori e il trasporto di truppe e materiali. La mattina del 3 maggio la nave stava caricando munizioni nel porto di Tripoli, attraccata sul lato opposto della stessa banchina alla quale era ormeggiata la motonave da carico Birmania, che stava invece scaricando munizioni. Alle 10:10 nella stiva poppiera della Birmania si verificò una detonazione, successivamente attribuita a sabotaggio: essa provocò un’esplosione devastante che investì anche la Città di Bari, causando la conflagrazione del suo carico di munizioni. Divorato dalle fiamme, venti minuti più tardi l’incrociatore ausiliario affondò restando comunque emergente, sbandato sul lato sinistro. Morirono nella sciagura cinque membri dell’equipaggio civile, mentre rimasero feriti tre membri dell’equipaggio militare. Molte altre vittime, probabilmente decine, si ebbero tra i portuali addetti alle operazioni di scarico, tra gli uomini della Birmania e tra la popolazione di Tripoli. Il relitto dilaniato del Città di Bari, abbandonato come irreparabile nel porto di Tripoli, venne due anni dopo recuperato dagli inglesi e demolito.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Aprile 2016

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