Cultura e Spettacoli

Ceraso, la Murgia insospettata

La Murgia che non t’aspetti si chiama Murgia Ceraso, nel territorio di Altamura. Resti di fabbricati e strutture di vario tipo testimoniano una presenza umana protrattasi dall’era pre-classica ai giorni della guerra fredda. Procedendo in ordine cronologico, nel punto più elevato di  Murgia Ceraso, alle spalle delle masseria Casette di Castigliolo, per due chilometri e in forma ellittica si estendono i resti di una cinta muraria. Nei tratti meglio conservati l’altezza di questa parete supera i due metri. All’interno sorge un singolare doppio trullo di vaste dimensioni (vedi immagine). Molte le ipotesi formulate a proposito di questo sito. In origine potrebbe essere stato abitato da una comunità di Peuceti, ovvero gli Japigi insediatisi nel barese e nel suo entroterra. Successivamente in loco arrivarono i Romani, che ne fecero un presidio, e ciò è confermato dal patrimonio archeologico rinvenuto. Caduto l’Impero, il sito venne abbandonato intorno al VI secolo. Rimase spopolato per numerosi secoli prima di diventare oggetto di nuovo insediamento nell’alto Medio Evo. A questo periodo risalirebbe il muraglione. Poi l’oblio. Non è però insolito erigere una recinzione così imponente senza che al suo interno prenda vita un abitato di cui resti traccia almeno in un toponimo?… Che Castigliolo sia stato solo un enorme jazzo, ovvero uno di quei recinti in pietra a secco edificati lungo i tratturi della transumanza per dare ricovero a greggi e pastori ?… Continuando con le sorprese, sui rilievi di Murgia Ceraso durante la seconda guerra mondiale prese vita anche il Campo di Prigionia n° 65. Fino all’8 settembre 1943 vi furono internati militari inglesi, canadesi, australiani e sudafricani. Nel 1950 fu convertito in Centro Raccolta Profughi. Restando in termini ‘bellici’, nel 1961, in piena Guerra Fredda, Murgia Ceraso accolse persino una postazione offensiva NATO armata con missili a testata nucleare. E’ questa una pagina di storia piuttosto controversa. Questi PGM-19 Jupiter, colossi alti venti metri, erano collocati verticalmente sulle rampe di lancio, pronti a partire in qualunque momento. Non erano mimetizzati e per l’assenza di boschi e rilievi attorno erano ben visibili anche a chilometri di distanza. Eppure non se ne parlò mai, nessuno insorse, non ci furono cortei di protesta, i media tacquero. Perché? Alcune bocche, quelle ritenute più pericolose, vennero cucite preventivamente, mentre altre bocche (quelle dei pochi pastori che transitavano nella zona) rimasero spontaneamente mute. Agli occhi di quella povera gente, legata ancora ad arcaici (e più sani) valori, quei sinistri strumenti di morte dovettero passarono per l’ennesima ‘diavoleria moderna’, un altro incomprensibile capriccio tecnologico da non degnare di uno sguardo. Mah, meglio le pecore… In quanti lo avranno pensato. E così pure il pastore murgiano del terzo millennio dopo aver guardato le enormi pale eoliche che deturpano un paesaggio meraviglioso.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 27 Ottobre 2018

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