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Cercasi accoglienza per i profughi che aspettano le “unità abitative” in un capannone

Prima e seconda accoglienza al vaglio della Commissione Parlamentare d’Inchiesta CIE e CARA che, da tempo, stanno esaminando l’intero sistema nazionale d’accoglienza dei migranti. E che tra oggi e domani farà tappa a Bari e Foggia, nelle province forse tra le peggio organizzate. Tra i primi a esprimersi più o meno in questi termini il deputato barese Giuseppe Brescia – capogruppo del Movimento 5 Stelle della Commissione: “Bari è una città che può dire tanto sulle criticità del sistema d’accoglienza del nostro Paese. Un sistema, quello dei grandi centri e centri d’identificazione ed espulsione che fa acqua da tutte le parti e che dovrebbe essere superato quanto prima per un nuovo modello che sia impostato sull’unico progetto che ha funzionato bene. Ossia quello degli Sprar”. Il deputato pentastellato torna nei centri della sua città dopo le visite del 2013 “anche per verificare cosa è cambiato da allora e soprattutto per capire cosa sarà di questi luoghi nel prossimo futuro: mi preoccupa davvero molto ciò che si paventa rispetto all’istituzione dei cosiddetti Hub e Hotspot, centri non ben definiti giuridicamente e quindi non regolamentati”. Come detto la commissione sarà in mattinata presso il CIE di Bari-Palese e al termine della visita la delegazione si sposterà nella struttura del CARA e nel pomeriggio visiterà le strutture di Foggia. Previste invece per venerdì le audizioni presso la Prefettura di Bari dei direttori responsabili delle strutture oltre a quelle di prefetti e procuratori della Repubblica, di Bari e Foggia. E a proposito di seconda accoglienza, sono già trascorsi due mesi dalla presentazione dell’appello dei rifugiati all’interno del capannone ‘Ex Set’, decisi ora più che mai a ribadire la volontà di non essere trasferiti in un ghetto di container (o “prefabbricati in metallo”, come li chiama il sindaco di Bari), ma di poter riusare una struttura pubblica abbandonata. Infatti, nonostante la sottoscrizione e la solidarietà espressa da tanti collettivi, associazioni e cittadini, il Comune ha deciso di far finta di nulla e tirare dritto verso una soluzione all’insegna del “razzismo istituzionale e dell’emarginazione”, s’arrabbiano le associazioni di volontariato più combattive. <>, rimarcano i volontari di ‘Rivoltiamo la precarietà’. Quindi, sarà meglio mettere le carte in tavola, una buona volta, sulla seconda accoglienza a Bari. E visto che anche la gara per le opere di urbanizzazione dei 50 container vicino alla Fiera (aggiudicata a una ditta di Massafra) ha segnato il passo dopo l’aggiudicazione provvisoria di fine luglio, di certo si allungano i tempi per il trasferimento di questi nostri poveri extracomunitari. Ospitati, bisogna ricordarlo, nei capannoni ex S.E.T. di via Napoli da meta’ novembre 2014. Eppure, come detto, ci hanno pensato Ripartizione Infrastrutture, Viabilità e Opere Pubbliche del Comune, guidati dall’ing. Maurizio Montalto, all’appalto per la fornitura. Ma poi tutto stranamente s’è bloccato al 5 ottobre scorso, quando doveva essere firmato il contratto tra Comune e “FP GROUP” di Massafra, la ditta vincitrice della gara. Ora il Comune ha tirato i remi in barca, in attesa dell’avvio dell’altra gara, quella per le opere primarie necessarie all’impianto dei container, mentre il primo cittadino continua a prendere tempo. O meglio, parrebbe stia riflettendo sulla destinazione dall’Ex S.E.T. avendo promesso ai migranti e loro rappresentanti che farà una ricerca tra gli immobili pubblici abbandonati (e quindi da ristrutturare) all’interno del patrimonio della Città Metropolitana di Bari e dei comuni che la compongono. La ricerca continua, tra i dubbi dei trentuno sindaci metropolitani baresi, anche se il grande freddo e il Santo Natale non aspettano. E si avvicinano sempre più…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 10 Dicembre 2015

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