Cultura e Spettacoli

Chantal, colpi e resurrezione

Modella e attrice, Chantal Ughi ha preso parte a diversi film italiani tra cui ‘Compagna di viaggio’ di Peter Del Monte,’ Fuori dal mondo’ di Giuseppe Piccioni, ‘Cronache del terzo millennio’ di Citto Maselli, ‘Albania blues’ di Nico Cirasola, ‘Cresceranno i carciofi a Mimongo di Fulvio Ottaviano, e ‘Abbiamo solo fatto l’amore’ di Fulvio Ottaviano. Ma, all’apice della carriera l’attrice milanese tra la sorpresa generale abbandona il set per il ring. Il consacrarsi al muay thai, la boxe thailandese è un modo per leccarsi ferite antiche e nuove. Una svolta, davvero brusca, imposta da irrisolti traumi infantili e dalla fine di un’importante relazione sentimentale. Chantal vince quattro titoli mondiali e sembra finalmente aver ritrovato sé stessa. E invece, abbandonato il ring, i fantasmi del passato la riacciuffano. Non resta allora che tornare a calzare i guantoni per riconquistare la cintura di campionessa. L’impresa si annuncia proibitiva, ma le ragioni della giovane donna sono più forti di tutto e tutti… E’ proprio quest’ultimo segmento che Simone Manetti prova a documentare in ‘Gooddbye Darling, I’m off to fight’, un docufilm presentato lunedì scorso all’Arena Airiciclotteri. Dedicata a tutte le donne vittime di violenza, sopratutto psicologica, l’opera vuole suggerire una strada di resurrezione. Ma quale fatica questo bruciare sé stessi insieme al passato e poi come la fenice rinascere dalle ceneri per spiccare il volo. ‘Gooddbye Darling…’ è il racconto di un’anima smarrita e in cerca di sé stessa, condizione comune a molti praticanti sport estremi. Questo senso di smarrimento trova migliore espressione, non sappiamo però se volontariamente, quando la qualità dell’immagine si fa approssimativa. Il colore stinto, questo grigio perenne che richiama l’incerta condizione di luce di un determinato momento comune sia all’alba che al tramonto, esplicita bene la solitudine e la precarietà in cui è immersa la protagonista per tutti i 75′ di proiezione. Nel lavoro di Manetti la Ughi è chiaramente sé stessa, una figura spaesata a dispetto delle apparenze, avara di sorrisi, pensierosa, stanca, distratta. Uno stato d’animo complesso e indecifrabile, percepibile persino sul ring, nonostante la ripetuta violenza dei colpi. Percepibile anche nel vuoto che si allarga tra le parole, nell’espressione spenta di un donna che forse non ne può più di combattere contro sé stessa, di fare i conti con avversari interiori ben più agguerriti di quelli che il nebuloso mondo del muahy thai può metterle di fronte. Il tutto sullo sfondo di una Thainlandia sonnacchiosa e sgangherata che potrebbe essere un qualunque paese del sud-est asiatico. Nell’immagine : Chantal Ughi (a destra) in combattimento.

Italo Interesse


Pubblicato il 11 Agosto 2016

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