Charles, i pantaloni restano corti
Ci si sposa meno, salvo che la spesa non valga l’impresa. Il matrimonio d’interesse, che non finirà mai fuori moda, continua ancora oggi a fare danni. Sicché una signora Bovary avrebbe ragione di esistere anche in tempi di tablet e connessioni supersoniche. Nel suo ‘Ad occhi chiusi’, andato recentemente in scena al Teatro Italia di Carovigno nell’ambito della rassegna EssereNonEssere, Giuseppe Convertini prova a raccontare la mesta parabola dell’eroina di Flaubert col linguaggio di oggi. Vi riesce ricorrendo alla formula che più gli è cara e che meglio lo connota : l’azione scenica che si alterna alla proiezione. Il dramma di Emma scorre così su un doppio binario. Episodicamente uno ‘scambio’ sposta la narrazione sul piano parallelo, per poi riportarlo su quell’origine e così via. Alla fine non sai dire quale dei due percorsi prevalga. Non importa. Collochiamo invece lo spettacolo a metà strada, in una sorta di terra di nessuno e lasciamolo essere sé stesso, libero di pendolare fra i due estremi. Convertini si rifà a Flaubert, per cui si concede qualche libertà : Charles ed Emma non mettono al mondo alcuna figlia, la signora Bovary non si avvelena ma preferisce fare la fine di Anna Karenina ; la madre di lui, infine, non resta sullo sfondo, bensì si spinge in proscenio a reclamare il suo spazio e lo fa soffiando sul fuoco di un contrasto insanabile, con l’unico risultato di esasperare il figlio e morire per mano sua. Quest’ultimo aspetto – l’impotenza del figlio ad aprire gli occhi, a diventare grande, sì da affrancarsi da una madre gelosa, possessiva ed invadente – è rappresentato da un particolare gustoso : Charles è sempre in pantaloni corti. Dettaglio che, messo a confronto con l’eleganza di Emma, questa stangona da mancata passerella, segnala una volta di più la distanza incolmabile che sul piano caratteriale separa i due protagonisti e conferma l’inevitabilità dell’epilogo tragico, che già in partenza il letto-catafalco fa presagire. Convertini non rinuncia a far percepire quell’odore soffocante di provincia che scava la fossa ad Emma. Efficace il colore casereccio del prete cialtrone e dell’usuraio con cui la signora Bovary s’indebita. Ancora più efficaci le uscite in dialetto carovignese della mamma del dottore, di cui veste i panni una molto volitiva Annamaria Lanzilotti. All’altezza della situazione anche Maria Antonietta Pagliara (Emma) e Angelo Turco (Charles). Completano il cast in forma di video-apparizione Mariateresa Ancona, Dario Lacitignola, Vito Loprencipe, Antonio Saponaro, Damiano Saponaro, Gennaro Scaligeri e Angelo Zurlo. – Prossimi appuntamenti di rassegna ancora al Teatro Italia di Carovigno : sabato 4 marzo h 21:00 con ‘Amleto dei bassi’ (di Angelica Schiavone, regia di Carlo Formigoni) e domenica 5 marzo h 17:00 con ‘Canto errante di un uomo flessibile’, di Tommaso Urselli, regia di Dario Lacitignola.
Italo Interesse
Pubblicato il 24 Febbraio 2017