Cronaca

Che cosa passa per la testa o nel cuore di un bullo?

Intervista con la psicologa, life coach e formatrice dottoressa Francesca Pilò

Che cosa passa per la testa o nel cuore di un bullo? Il Quotidiano lo ha chiesto in questa intervista alla nota psicologa, life coach e formatrice, dottoressa Francesca Pilò, una che al tema bullismo e in genere alle problematiche di ragazzi e adolescenti ha dedicato molto tempo.

Dottoressa Pilò, chi è prima di tutto il bullo?

“Il bullo è una persona che per le sue personali vicissitudini o ha subito a sua volta delle vessazioni o nell’ ambiente in cui vive ha assistito a scene e fatti di maltrattamenti. In poche parole è stato vittima o sia pur inconsciamente è stato presente ad episodi di bullismo o di maltrattamenti”.

In sintesi?

“O ha subito atti di bullismo e violenza o ne è stato testimone. In entrambe le situazioni si tratta di circostanze che caratterizzano il carattere in modo negativo”.

Che cosa prova il bullo nel combinare quello che fa?

“Un appagamento, anche profondo direi. E’ un modo disfunzionale per sentirti realizzato. Va detto tuttavia che il bullo generalmente è un personaggio infelice. Quello che fa è simile alla dipendenza da alcol. Ne hai bisogno disperato, bevi, ma dopo stai male, sei triste. O possiamo paragonare le sue bravate al picco glicemico del diabete quando si ha assolutamente bisogno di zucchero. Una volta assunto tutto torna come prima. In poche parole quella del bullo è una dipendenza caratteriale, manca di empatia”.

Magari qualche responsabilità la ha la famiglia…

“Non possiamo sempre e comunque dare responsabilità alla famiglia che non va demonizzata. Innegabilmente però esistono famiglie che non ci curarono minimamente dei figli, chattano per conto loro, e neppure danno un esempio positivo.  Per poter dare delle punizioni occorre essere coerenti. In poche parole, se dico a mio figlio non fumare ed io faccio l’ opposto, che coerenza posso avere? Inoltre è fondamentale saper dire dei no, con poche parole, ma chiare e soprattutto ben motivando le ragioni del diniego”.

Il bullo va denunciato?

“Certamente, bisogna denunciare. In quanto al bullizzato i genitori devono essere capaci di intercettare i segni di inquietudine, i cambi di umore, tutto quello che rende il figlio inquieto e ne fa cambiare il carattere”.

Chi è di solito la vittima del bullo?

“Un esempio è il secchione che sta sempre sui libri, chi non veste come moda e conformismo vogliono, chi non  sa adeguarsi alle regole del mondo, o i soggetti troppo bassi o troppo alti, infine gli obesi. Possiamo dire che lo sfottò su alcuni aspetti fisici vi è sempre stato, ma una cosa è appunto lo sfottò tra compagni di scuola, altra è il bullizzare un soggetto per motivi etnici, fisici o sessuali”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 11 Marzo 2023

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