Cultura e Spettacoli

Chi fermerà il nuovo tiranno?

 
 
Tra il ’40 e il ’41, nel suo esilio finlandese Bertold Brecht scrisse una celebre farsa storica, ‘La resistibile ascesa di Arturo Ui’, un apologo tragico degli eventi che portarono Hitler al potere. Privo dello humour con cui Charlie Chaplin nel 1940 diresse e interpretò ‘Il grande dittatore’, quest’altra parodia si distingue per i toni lividi e – guardando le cose con sentimento moderno – per la cifra ‘divinatoria’. Hitler poteva essere fermato per tempo, allo stesso modi in cui, più avanti, si sarebbe potuto evitare la salita al potere di Ceacescu, Gheddafi, Pinochet, Saddam. Ma, soprattutto, oggi, l’ascesa di Chi altri va contrastata? L’idea di un non impossibile futuro padre di tutti i tiranni toglie il fiato. E’ quanto ci è passato per il capo mercoledì sera al Royal, dove per la stagione di prosa del Piccinni è in cartellone ‘La resistibile ascesa di Arturo Ui’. Diretto da Claudio Longhi e con l’inossidabile Umberto Orsini nei panni del protagonista, questa messinscena ERT-Teatro di Roma si annunciava imponente. E tale lo sforzo produttivo si è confermato a Bari. Peccato che, adattata alle caratteristiche di un contenitore che può funzionare solo per il cinema, l’operazione abbia lasciato un segno meno profondo di quanto fosse lecito attendersi.  Un impreciso disegno luci, per dirne una, ha contribuito a rendere opaco il risultato, nonostante la notevole caratura del cast e il carisma di quel fenomeno (anche biologico) del quasi ottantenne Umberto Orsini. Efficace comunque la scena disegnata da Antal Csaba e composta da una moltitudine di moduli bianchi in plastica, simili a quelli in uso nei mercati ortofrutticoli e che, componibili come mattoncini Lego, consentono di modellare a piacimento gli algidi grattacieli della Chicago anni trenta. Longhi conferisce all’azione un tocco che si colloca tra l’alticcio e l’artefatto ; un tocco efficace perché il grottesco e l’amaro del testo emergono con forza. Consensi in platea per la qualità delle voci (si è cantato decisamente bene) e di alcune scene. Tra queste eleggiamo a migliore quella in cui il gangster Ui, quasi un attore in camerino, si trasforma a vista in Hitler. Impressionante la sensazione della forza del Male quando sceglie il campione in cui incarnarsi. E torniamo a quanto detto in apertura, in quali nuovi panni l’eterno nemico del mondo si è già calato, si sta calando, si calerà? – Prossimo appuntamento ancora al Royal, dall’11 al 15 gennaio. In cartellone : “Guerra”, di Lars Norèn con Manrico Gammarotta e Antonella Attili. Regia di Marinella Anaclerio, produzione Compagnia del Sole / Panart / Mittelfest 2011. Lo spettacolo sarà in prima nazionale.
Italo Interesse
 


Pubblicato il 18 Dicembre 2011

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