Chiesa di Sant’Apollinare, né Bari né Templari
In un articolo apparso a suo tempo su L’Espresso, Umberto Eco scriveva : “L’unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio, è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro ultimo Gran Maestro venne bruciato sul rogo”. La polemica affermazione fa riferimento all’orgia editoriale che oggi preme come un limone la storia di quest’Ordine glorioso distillandone stock di bugie. I Templari sono diventati come il prezzemolo, buttati dentro qualunque minestra. Cosa c’è di mezzo, il Graal, l’Area 51, l’attentato a Kennedy, la fine del mondo? C’è sempre posto per questi cavalieri senza fortuna. A soffiare sul rogo menzognero contribuisce anche Wikipedia. A proposito di ‘Sedi templari in Italia’ la grande enciclopedia virtuale riporta alla voce ‘Bari’ la chiesa di Sant’Apollinare. Ebbene, con questo nome il capoluogo non annovera alcuna chiesa. Tuttavia, nel suo entroterra, lungo la strada che da Rutigliano conduce a Turi, in contrada Purgatorio o Bigetti, si levano i resti del ‘Tempietto di Sant’Apollinare’, una chiesa a cupole in asse risalente all’XI o al X sec. Nessuno storico, nemmeno locale, ha parlato in proposito di Templari. La Puglia, poi, annovera altre due chiese dedicate al culto di Sant’Apollinare : una a Mottola, l’altra a Monte Sant’Angelo ; entrambe rupestri, risalgono la prima all’XI-XIII sec., la seconda al VII-VIII sec. Anche in questi altri due casi, nessun collegamento col famoso ordine monastico-guerriero. Ciò non toglie che la nostra regione abbia annoverato non poche roccaforti templari. Come spiegare allora lo svarione di Wikipedia? Suggeriamo una strada : la confusione con altra chiesa dedicata al culto di Sant’Apollinare e che sorge a Casabeltrame, nel basso novarese. Essa fu effettivamente un ‘luogo’ templare, come testimonia un atto di donazione datato 1174 col quale il Conte Guido da Biandrate donava ogni suo bene ai monaci-guerrieri specificando che il luogo di donazione era la chiesa di Sant’Apollinare, all’epoca ‘commanderia’ dell’Ordine. Dopo che ebbe inizio la persecuzione a danno dei Templari, quel complesso monastico venne abbandonato a sé stesso. Decaduta in epoca imprecisata a cascinale per la coltivazione del riso, la chiesa di Sant’Apollinare rimase sino al 1983 luogo di raccolta di barboni e balordi. A salvarla dal degrado sono stati i Ricostruttori, comunità dedita alla preghiera e alla diffusione di “socialità, proposte di stili e insegnamenti di vita”. Particolare toccante, al centro del complesso trova posto un piccolo cimitero, ora sconsacrato, del quale rimangono alcune vecchie lapidi. E’ il camposanto delle tante mondine che ancora agli inizi del Novecento lavoravano nei campi intorno alla cascina di Sant’Apollinare.
Italo Interesse
Pubblicato il 10 Maggio 2014