Cronaca

Chiude l’Anagrafe di Ceglie, inagibile e inaccessibile: “Una violenza indicibile…”

L’ufficio Anagrafe di Ceglie del Campo chiude per inagibilità ed è un altro brutto tassello che si aggiunge all’interno del quadro a tinte scure della Città di Bari. “No alla chiusura! Decaro adegui gli uffici comunali. Tutti sapevano: ci sono anche le mie denunce da oltre un anno ed oggi il danno e la beffa”, s’infervora Michele Caradonna, consigliere municipale di “Fratelli d’Italia” commentando la chiusura della sede dell’ex frazione barese. “Io l’ho denunciato esattamente un anno fa e tutti erano a conoscenza della situazione, chiudere un ufficio invece di adeguarlo alle norme. Il Sindaco andava in deroga di se stesso sia per l’abbattimento delle barriere architettoniche che per la sicurezza dei dipendenti: come un monarca fa la legge per sé, poi la disfa. Insomma, prima fa restare aperto un ufficio pubblico, poi lo chiude perché non poteva essere aperto al pubblico e comunque a distanza di dodici mesi dalle denunce del sottoscritto. Un ufficio della Pubblica amministrazione! Siamo al teatro dell’assurdo”. Caradonna in effetti un anno fa aveva denunciato in Consiglio Comunale, ma anche agli uffici dell’azienda sanitaria locale, su giornali e addirittura a una tv privata il problema dell’inaccessibilità della sede dell’Anagrafe di Ceglie, ma sindaco e giunta hanno fatto sempre orecchie da mercante. “Si preferisce sopprimere una delegazione territoriale invece di adeguare l’edificio alle norme? Il paradosso: la pubblica amministrazione va in deroga a se stessa, roba da pazzi!”, batte i pugni sul tavolo il consigliere di Opposizione nell’Aula ‘Enrico Dalfino’. Insomma, una vergogna istituzionale quegli uffici pubblici inaccessibili perché inagibili e per questo l’amministrazione responsabile preferisce chiudere baracca e interrompere i servizi resi al pubblico. Ecco, qualcuno dovrebbe soltanto vergognarsi e “…chiedere scusa ai cittadini e tornare a casa. Perché sono inadeguati, inefficaci e lenti!”. Ma Caradonna riavvolge il nastro della memoria a ricorda pure come, a seguito dell’agitazione messa in atto dai dipendenti comunali anche per le condizioni di inadeguatezza dell’immobile dell’Anagrafe di Ceglie, aveva cominciato a interrogare l’amministrazione anche perché, in quanto Presidente dell’Anmic Bari associazione a tutela e rappresentanza delle persone con disabilità, diversi cittadini avevano segnalato proprio a lui l’inaccessibilità della sede. Per questo era stata avviata una intensa attività di verifica tramite interrogazioni consiliari per chiarimenti sul rispetto di ciascuna delegazione periferica della normativa vigente in tema di abbattimento delle barriere architettoniche e di sicurezza sui luoghi di lavoro. Richiedendo, tra le altre cose, chiarimenti all’amministrazione responsabile della copertura assicurativa per il tragitto e per il tempo che il personale in servizio impiegava a raggiungere la sede di lavoro diversa da quella abituale, in quanto frequentemente per ordine di servizio (ricevuto “telefonicamente”) si verificano spostamenti di risorse da una sede all’altra. Altro punto dolente delle interrogazioni presentate dallo stesso Caradonna riguardava la copertura dei servizi di vigilanza per tutto il tempo di apertura degli uffici delle delegazioni in quanto si erano verificati diversi episodi di aggressioni verbali e fisiche a danno del personale in servizio. Conclusione? “Non avendo ottenuto risposte adeguate dalla pubblica amministrazione, ho intrapreso un lungo giro negli uffici pubblici per verificarne le condizioni. Da lì la scoperta, alla quale seguirono le denunce anche alla Asl e agli uffici competenti: “L’immobile di Ceglie del Campo era inadeguato, non accessibile a persone con disabilità, ad anziani con problemi di deambulazione e alle mamme con passeggini perché per accedere esiste solo una rampa di scale. Niente scivoli o ascensori o soluzioni alternative. Una violenza inaccettabile”. E così, a Luglio 2017, queste carenze di requisiti per consentire l’accesso e la fruibilità delle presone con disabilità, ma anche la carenza dei requisiti di sicurezza propri dei luoghi di lavoro, sono finite in un ampio ‘dossier’ con tanto di richiami normativi per l’intervento dello SPESAL – Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro per le verifiche di cui al D.lgs. 81/08 . A distanza di un anno però non arrivano i nomi dei responsabili delle inosservanze rilevate e neanche vengono messe in atto iniziative utili per adeguare la sede, ma la delegazione viene chiusa. “La beffa? L’immobile è di proprietà comunale – rincara Caradonna – e quindi non si può dire che se ne siano accorti solo ora! Hanno lasciato un servizio aperto al pubblico con queste gravi carenze strutturali. Ma l’Asl non aveva accertato l’immobile del patrimonio comunale?”. “Oggi – conclude il consigliere FdI che dell’abbattimento delle barriere architettoniche ha fatto la sua missione – dopo un anno dalle mie denunce, arriva la chiusura di una delegazione e accorpano il servizio di Ceglie in una sede di Carbonara. E poi: che se ne farà adesso di questo immobile di proprietà comunale? Ecco l’esempio di una città che non funziona….”.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 13 Luglio 2018

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